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Raul Cremona ad Affari: “Una magia per l’Inter? Il ritorno di Moratti”

Di Giordano Brega

Come si fa a coniugare magia e comicità? “In realtà la magia è un pretesto per creare momenti che possono diventare paradossali: uno spettatore sale sul palcoscenico, il mago gli parla ma non si fa capire. Lui resta imbarazzato e la gente ride… E’ una situazione classica, già contenuta nella situation comedy”. Lo spiega in un’intervista ad Affaritaliani.it Raul Cremona, che dal 2 al 6 gennaio sarà sul palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano nel Festival della Magia (di cui è ideatore e conduttore). 

Un tuffo in un mondo antico che in fondo è più moderno e affascinante che mai. Come spiega lo stesso comico e illusionista, famoso per tanti personaggi celebri: dal Mago Oronzo a Silvano il Mago,  passando per Omen, Jacopo Ortis e Steve Giobs.
“Il gioco di prestigio resta un mezzo per creare il divertimento. Ed esso viene quindi generato dallo spettatore stesso, dagli oggetti che vengono utilizzati e dall’atteggiamento dello stesso mago, che si pone in mille modi. Ecco dunque il mago cafone, quello che parla in maniera altisonante e così via”, sottolinea Raul Cremona.  “Meccanismi già contenuti nel teatro ma che qui prendono la via della prestigiazione.  Questa è la strada per fare ridere con la magia. Ma qualsiasi disciplina può essere uno strumento per girarsi in una direzione comica. Prendiamo un musicista che sale sul palco per suonare la variazioni di Bach poi scivola dalla sedia e cade per terra”.

Un Festival di magia calato nel terzo millennio… come cambia la magia oggi rispetto al mondo più disincantato e ‘ingenuo’ del passato?
“Io credo sempre che certe cose non finiranno mai. E’ come suonare il pianoforte: i tasti sono sempre i soliti 88 però l’approccio delle mani sullo strumento cambia tutto. Così vale per la magia. Possiamo dire che abbiamo già visto il frac e lo smoking, le colombe, le torte, le carte e le palline. Però la magia ha tanti argomenti”.

Ad esempio?
“In questo periodo ha grande successo il mentalismo. Una disciplina di illusionismo con un approccio più ‘virile’ rispetto alla magia floreale degli anni ’50, col mago che prende un tubo e tira fuori dei foulard. Qua si parla di mente, di possibilità di intuire messaggi in modo subliminale usando il Pnl. Si usa vecchio vino in botti nuove. E la mia personale modernità è quella di sdoganare la magia dal suo aspetto troppo serio. Facendola diventare arte popolare. Ma era comunque così anche nell’800: se guardiamo i manifesti di quell’epoca si legge del ‘taumaturgo comico’. Io penso che non sia modernità mettere il chiodo di pelle al posto del frac, ma il modo in cui ti poni verso il pubblico e che utilizzi per proporgli il tuo repertorio”.

Lei è un noto tifoso interista…
“Ora un po’ meno. Io ero prima di tutto un morattista e secondariamente interista. Io amo le tradizioni. Per me l’Inter resta quella di Picchi, Domenghini, Facchetti, Mazzola e… Moratti. Quindi ora ho perso un po’ il cuore anche se la seguo sempre”.

In questo contesto chi sono i giocatori dell’Inter che sente più da tradizione nerazzurra?
“Ora i tempi sono cambiati e devi essere veramente un incallito seguace della squadra per stargli dietro.  In tempi più o meno recenti, il mio cuore rimane legato ai primi momenti di Ronaldo all’Inter. Comunque ora ho una certa simpatia per Icardi e un po’ anche Guarin. Devo dire che dopo la sconfitta con la Lazio nel match pre sosta natalizia il mio entusiasmo è… cascato. Proprio adesso che eravamo  vicini a essere campioni d’inverno”.

Una magia che farebbe per lo scudetto dell’Inter?
“Farei tornare subito Moratti. E torno pure io a seguirla dagli spalti di San Siro, cosa che non faccio da tanto tempo”.