Sport
Scherma, l'atleta ucraina? Non dare la mano all’avversaria è negare l'essenza dello sport
Mondiali di scherma, il caso della sciabolatrice ucraina che si è rifiutata di stringere la mano all'avversaria russa alla fine dell'incontro
Ma lo sport non è la prosecuzione della guerra con altri mezzi, come la guerra lo è della politica. La sorpresa, il miracolo dello sport è che la lotta, l’agone, viene sublimato: la sfida non turba la pace perché si risolve in una pura gara di destrezza. La sfida conferma e rafforza la pace. E’ una vittoria della pace. Ecco perché alla fine dell’incontro, i due contendenti si dànno la mano. Rifiutarsi di compiere questo gesto significa negare l’essenza di ciò che si fa: trasformarsi in un burocrate, negare l’ideale dello sport.
Ha spiegato la Kharlan: “Prima della gara… ho chiamato i miei: erano in un rifugio anti-aereo. Come posso tirare senza ragionare su quello che stanno vivendo? Non posso stringere la mano a chi rappresenta un invasore che fa certe cose ai miei cari e al mio paese,” un’affermazione comprensibile a meno che non si pensi a un evento sportivo come una situazione in cui continui a regnare la pace, o almeno, una sospensione della guerra: un’isola di pace.
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Se vogliamo, a meno che non si consideri la guerra un fatto limitato che non si estenda ai singoli cittadini dei due paesi opposti, cittadini che non rappresentano che se stessi e non sono responsabili della politica dei loro paesi e della guerra. Ma questi sono i presupposti della civiltà! D’altra parte, l’impossibilità denunciata dalla Kharlan riguarda la partecipazione alla prova (“tirare”) non il piccolo segno di amicizia alla fine. Che senza fare della stretta di mano un feticcio, bene può essere espresso dal bacio delle lame.
A meno di non presentarla invece come una sorta di surrogato della guerra in corso, come parrebbe ahimè Olga abbia fatto: “Visto che l’esercito del mio Paese sta combattendo il nemico faccia a faccia, mi sono detta che questa è la mia guerra”.
Anche il fidanzato di Olga, lo schermidore italiano Gigi Samuele, parrebbe concorrere in questa interpretazione: “La mia fidanzata lotta per la sua gente e per la sua patria”. Ma questo è un po’ esagerato. Negli incontri successivi Olga si sarebbe trovata faccia a faccia (o maschera a maschera) con sciabolatrici di altre nazionalità, e sarebbe stato difficile vederli come parte di una “lotta per la sua gente e la sua patria.”