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Trump alla Casa Bianca, vincono Meloni e Salvini. Tajani in 'stand by'. Si mette male per la sinistra

Chi vince e chi perde in Italia con la svolta politica Usa

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista

Il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e la stessa premier in prima persona potrebbero beneficiare di un rafforzamento delle relazioni con l'amministrazione Trump, data la loro affinità ideologica su temi come l'immigrazione e la sovranità nazionale
 

Con l’insediamento ufficiale di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, le varie cancellerie europee si pongono una comprensibile domanda: chi ne trarrà vantaggio? E la stessa domanda si può trasferire, all’interno di ogni singolo Paese, alle forze politiche delle maggioranze di governo. Nel caso dell’Italia, dunque, l’interrogativo è il seguente: che partiti e che leader ci guadagnano, e quali invece ci perdono (o dovranno probabilmente affrontare alcune difficoltà in più), con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca?

L’inizio della seconda presidenza Trump potrebbe avere diverse ripercussioni sulla politica italiana, influenzando l’immagine e il posizionamento di leader e partiti in modi differenti.  Partiamo da chi ci guadagna. Il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e la stessa premier in prima persona potrebbero beneficiare di un rafforzamento delle relazioni con l'amministrazione Trump, data la loro affinità ideologica su temi come l'immigrazione e la sovranità nazionale. Anche la Lega di Matteo Salvini potrebbe trarre vantaggio, poiché lo stesso Salvini ha spesso espresso ammirazione per Trump e potrebbe trovare un alleato in lui per promuovere politiche simili nei due Paesi.

Al contrario, il PD (e i partiti di sinistra) potrebbero trovarsi in difficoltà, poiché le politiche di Trump dovrebbero essere in contrasto abbastanza netto con le loro posizioni, in particolare su temi come il cambiamento climatico e i diritti umani. Più complesso appare, invece, il quadro per quanto concerne il Movimento 5 Stelle. Da un lato, il M5S potrebbe risentire negativamente dell’avvento di Trump, soprattutto se le politiche del neo-rieletto presidente dovessero portare a tensioni internazionali, che potrebbero destabilizzare ulteriormente la situazione politica ed economica italiana. 

Dall’altro lato, però, proprio le difficoltà di rapporto di Elly Schlein con Trump potrebbero spingere Giuseppe Conte a muoversi in modo più autonomo e a valutare pragmaticamente quale posizione assumere in funzione del singolo, specifico tema o argomento.

Per quanto concerne infine Forza Italia e il suo leader Antonio Tajani, la loro posizione risente di vincoli derivanti proprio dal ruolo di ministro degli Esteri dello stesso Tajani. L’Unione europea è stata indubbiamente spiazzata dalla vittoria di Trump e ha bisogno di tempo per definire la sua “postura” nei confronti della nuova leadership americana. Questo comporterà un certo attendismo e un atteggiamento di prudenza da parte di Tajani, per contrasto con il quale si potrebbero invece rafforzare le relazioni, e il credito politico, di Salvini e Meloni.

In conclusione, almeno sul breve termine il ritorno di Trump alla Casa Bianca dovrebbe avvantaggiare Meloni e Salvini, mettere per così dire in stand by Tajani e porre Giuseppe Conte di fronte al dilemma se smarcarsi da Schlein, oppure seguirla in una sorta di “contro-posizionamento” rispetto al diffondersi, su scala internazionale, del paradigma culturale trumpista.

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