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Finanza

E’ clamorosamente fallito il vertice Ue di Bratislava. Renzi contro tutti, contro la Merkel e Hollande, soprattutto sul tema dell'immigrazione. Ma ancor di più, forse, sulla politica economica. "Dobbiamo avere consapevolezza che la filosofia dell'austerity a tutti i costi in Europa non ha funzionato, lo dicono i numeri", ha sottolineato Renzi che ha disertato la conferenza stampa con la Cancelliera e il presidente francese.

"La Germania non rispetta le regole sul surplus commerciale". È stata la laconica accusa di Renzi contro la Merkel al termine del vertice Ue a Bratislava. "Non posso fare una conferenza stampa congiunta con Merkel e Hollande - ha aggiunto il presidente del Consiglio - se non condivido le loro conclusioni su economia e immigrazione. Non è polemica, l'Italia non la pensa allo stesso modo degli altri".

Una posizione al limite della rottura, quella del premier italiano, alla quale ha risposto la Merkel con toni distensivi, assicurando che "lo spirito di Bratislava è uno spirito di collaborazione". E che "il vertice si è tenuto in un'atmosfera buona e molto costruttiva".

Ma la realtà è un'altra, almeno a giudicare dalle dure critiche di Renzi sul tema dell'immigrazione e sull'economia. "La soluzione individuata al vertice di Malta è rimasta lettera morta", ha detto. "Non è che potete pensare che risolto il problema della Turchia si è risolto il problema, sui migranti vogliamo vedere i fatti", ha aggiunto.

Sulle politiche economiche invoca poi un cambio di rotta. "Noi - ha dichiarato - abbiamo bisogno di tornare a crescere come Paese, ma è l'Europa che deve tornare a crescere, abbandonando la politica dell'austerity".

Approfondiamo la frase di Renzi: "La Germania non rispetta le regole ... Così come i Paesi devono rispettare le regole del deficit, allo stesso modo si devono rispettare altre regole, come quella sul surplus commerciale. E ci sono alcuni Paesi che non la rispettano, il principale è la Germania”. Renzi sostiene che se i tedeschi portassero il loro surplus commerciale, oggi al 7,6%, entro i limiti europei del 6%, ci sarebbero circa 38-40 miliardi di euro di investimenti da fare in Germania.

Già a fine 2015 si era discusso lo stesso problema, ma, come scriveva La Repubblica allora “La Germania tira dritto per la sua strada e segna un record del surplus commerciale: secondo i dati diffusi da Destatis, la prima economia europea ha chiuso il 2015 con un avanzo commerciale record di 248 miliardi di euro, grazie a un aumento delle esportazioni di più del 6%”.

Perché è un dato importante? Perché nelle regole europee non si parla solo di deficit e debito, come sappiamo bene in Italia, ma anche di equilibrio delle partite correnti, cioè la somma degli scambi commerciali con l'estero. Si dice che non si può avere un rosso superiore al 3% del Pil per più di tre anni di fila, ma ugualmente un surplus superiore al 6%.

È dal 2002 che la Germania produce un saldo delle partite correnti positivo (quindi esporta più di quanto importa) ma è da otto anni consecutivi che lo fa violando le regole europee che prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella media di tre anni.

Per aggiustare i conti i Paesi dell'Eurozona che sono in deficit (anziché essere trainati) hanno dovuto recuperare competitività di prezzo e ridimensionare gli standard di vita, generando deflazione e riduzione della domanda che non sono state compensate, come sarebbe stato logico e opportuno, da politiche espansive nei paesi in surplus, Germania anzitutto. Inoltre la continua debolezza della domanda interna limita le importazioni, a danno degli altri partner commerciali dell'Eurozona.

Anzi, a proposito dell’attivo commerciale tedesco, Il Sole 24 Ore ricordava nel maggio scorso che persino il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ammetteva che a questi livelli «è sicuramente non sostenibile», anche se spiegava l’aumento soprattutto con la svalutazione dell’euro, che ha favorito l’export, e il forte calo del prezzo del petrolio, che ha ridotto la bolletta delle importazioni.

La questione ha assunto dimensioni tali da produrre un impatto non più solo sulla zona euro, ma sull’economia mondiale. Ecco perché Renzi ha concluso il vertice Ue di Bratislava con la considerazione: "Un passettino avanti, ma siamo lontani dal nostro disegno di Europa".

Più ottimista Federica Mogherini che ha dichiarato al Corriere della Sera: «Non è una novità che tra gli Stati membri ci siano posizioni diverse, anche profondamente diverse, su temi come la crescita economica o l’immigrazione. Eppure c’è anche un terreno che ha tenuto a Bratislava, anzi si è consolidato, ed è quello della politica estera e di difesa comune. Sulla difesa abbiamo iniziato a costruire un nuovo assetto, sulla base di una politica estera che, a dispetto di certe semplificazioni, divisa non è».

Paolo Brambilla

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