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AXA pubblica il 'Mind Health Report 2025': in Italia piccoli segnali di miglioramento
Tra le principali preoccupazioni che impattano la salute mentale degli italiani ci sono l’incertezza sul futuro e l’instabilità economica

AXA presenta il 'Mind Health Report 2025': segnali di miglioramento in Italia, ma stress e ansia colpiscono ancora gran parte della popolazione
AXA ha presentato la quinta edizione del Mind Health Report, l’indagine globale condotta in collaborazione con IPSOS sulla salute mentale. Lo studio ha coinvolto 17.000 adulti di età compresa tra i 18 e i 75 anni in 16 Paesi, tra cui l’Italia, con l’obiettivo di monitorare nel tempo l’evoluzione del benessere mentale e promuovere un approccio olistico alla salute e alla cultura.
I dati del 2025 mostrano segnali incoraggianti: in Italia, il numero di persone che riporta disturbi legati alla Mind Health è leggermente calato rispetto al 2023, passando dal 28% al 27%. Un dato che risulta più positivo rispetto alla media globale, stabile al 32%. Anche il Mind Health Index, basato su quattro profili di benessere mentale, evidenzia un lieve miglioramento, con una riduzione degli italiani in grave difficoltà ("Struggling") al 14% (-1 punto rispetto al 2023, -2 punti rispetto al 2022). Tuttavia, il quadro resta complesso: quasi la metà della popolazione dichiara di vivere una condizione di medio-forte difficoltà mentale.
Tra le principali preoccupazioni che impattano la salute mentale degli italiani ci sono l’incertezza sul futuro e l’instabilità economica. Depressione, ansia e stress sono in aumento: il 28% riferisce di soffrirne in forma grave o estremamente grave, superando la media globale del 25%. Lo stress risulta il disturbo più comune, colpendo quasi il 70% della popolazione. In tema di consapevolezza, il 56% degli italiani si informa attraverso professionisti della salute. Minore è invece il ricorso a fonti informali come familiari e amici (29% vs 36% global), programmi educativi aziendali (6% vs 14%) o ricerche online (37% vs 41%). I giovani tra i 18 e i 34 anni si affidano soprattutto a internet (49%), specialisti (49%), libri (34%) e social media (32%).
Nel 2024 è cresciuto il numero di italiani che si è rivolto a professionisti sanitari per un supporto specifico (42% rispetto al 40% del 2023), sebbene oltre il 40% continui a gestire i disturbi autonomamente. L’attività fisica è il metodo più comune per l’autogestione, seguita da hobbies e pause lavorative, mentre il supporto di familiari e amici occupa il quarto posto in Italia (vs secondo posto a livello globale). Nel contesto lavorativo, il livello salariale, l’equilibrio vita-lavoro e il carico di lavoro sono i principali fattori di stress. Il 76% dei lavoratori italiani (vs 80% global) ha dichiarato che lo stress lavorativo ha influito negativamente sulla vita quotidiana. Il 54% riferisce livelli di stress di 5,5 su 10, con picchi nella fascia 25-34 anni.
Il 72% dei lavoratori italiani, in particolare i più giovani (84%), intende intraprendere almeno un’azione concreta per gestire lo stress lavorativo, ad esempio attraverso attività fisica, ferie o miglioramento delle competenze organizzative. Tuttavia, solo l’11% si rivolgerebbe a un professionista e appena il 35% ritiene che la propria azienda adotti politiche di supporto alla salute mentale. Il report evidenzia infine un’esigenza crescente: il 41% dei lavoratori italiani desidera che il proprio datore di lavoro implementi iniziative concrete per il wellbeing e il benessere mentale. Un segnale chiaro dell’importanza crescente del ruolo delle aziende in un contesto sociale e lavorativo sempre più esigente.