Finanza
Investire con un "club" converrebbe al risparmiatore
Approfondimento a cura di Paolo Brambilla

Sulla tutela degli investitori e dei risparmiatori privati si sono sprecati, e si sprecano continuamente, fiumi di inchiostro. Ma la domanda “regina” rimane sempre la stessa: cosa si potrebbe fare di più in Italia per tutelare queste categorie?
Provo a fornire alcune proposte. Partendo da quanto già fatto io stesso, tra il 2012 e il 2014, contribuendo alla stesura della norma, approvata poi dal Parlamento Europeo, in materia di trasparenza precontrattuale per i risparmiatori che investano in prodotti al dettaglio pre-assemblati (i cosiddetti PRIIPs: Packaged Retail Investment Insurance Products).
Nella proposta, ogni strumento finanziario pre-assemblato (cioè fondi comuni d’investimento, investimenti assicurativi, prodotti strutturati, ecc.) venduto a investitori non professionali, a maggior tutela dei risparmiatori, dovrà essere accompagnato da un documento informativo particolarmente semplice e breve (massimo 3 pagine) contenente tutte le informazioni rilevanti (il cosiddetto KID, che sta per Key Information Document).
Come dicevo, i Kids sono ormai comunemente utilizzati, e non vi è dubbio che essi stiano già portando dei vantaggi, ma bisogna fare un passo ulteriore: occorre che chi investe i propri risparmi non si limiti a leggere dei semplici documenti, ma inizi a comprendere almeno un po’ come funzionano i mercati finanziari. In questo senso, credo che l’educazione finanziaria possa essere un elemento di ulteriore progresso sulla strada del risparmio e dell’investimento consapevoli.
Faccio un esempio, ricorrendo a un‘esperienza concreta consolidata in diversi Paesi, quella dei cosiddetti “club d’investimento”. Pur senza parlare dei soliti Stati Uniti (dove i club esistono sin dal 1940) possiamo riferirci alla più vicina Francia, dove i “club d’investissement” assumono la forma di una comproprietà che può essere mantenuta per 10 anni. Ogni club può essere costituito da 5-20 membri che possono fare versamenti fino a 5.500 euro annui per famiglia.
Le operazioni speculative (warrant, derivati, ecc.) sono ammesse, proprio per capirne il funzionamento, ma non possono superare il 10% del portafoglio. Per quanto riguarda la tassazione, vige logicamente il principio di trasparenza fiscale: ogni membro del club si trova in una situazione analoga a quella di chi gestisce personalmente il suo portafoglio. Però solo dividendi e interessi sono tassati annualmente, mentre c’è una fiscalità molto favorevole sulle plusvalenze.
Secondo la legge del 5 luglio 1978, visto il loro aspetto educativo, i club di investimento beneficiano di un sistema fiscale semplificato e i proventi netti da operazioni di borsa condotte dal club non sono tassati. Così le plusvalenze realizzate dal club per tutta la durata delle operazioni sono esenti, mentre solo le eventuali plusvalenze realizzate dai soci al momento di lasciare il club sono imponibili. Insomma, niente a che vedere con l’Italia, dove addirittura non è ammessa nemmeno la creazione di club del genere, e tanto meno viene concessa una tassazione favorevole a chi impara a tutelare i propri risparmi.
Una seconda strada potrebbe essere la “scelta standard”, peraltro proposta anche dall’ADUC, anche se al momento appare piuttosto utopistica. Semplificando, si configurerebbero tre situazioni: 1) investitori che hanno frequentato un corso di formazione; 2) investitori assistiti da professionisti o strutture come i club d’investimento; 3) investitori senza esperienza.
Le prime due tipologie sono in grado di investire consapevolmente e gli intermediari finanziari devono fornire loro tutte le informazioni previste dalla normativa attuale. Per il terzo gruppo di investitori, cioè oggi la maggioranza, ogni operazione dovrebbe essere confrontata con uno o più obiettivi finanziari prudenti, secondo uno schema unico stabilito dall’autorità di vigilanza (ad esempio dalla Consob) e reso pubblico con regolarità. E in questo, anche la normativa “Kid” potrà essere di grande aiuto. Torneremo presto sull’argomento.
Paolo Brambilla