Arresti a Barcellona, autogol di Rajoy. Bruxelles preoccupata
Rajoy fa arrestare membri del governo catalano per impedire il referendum del primo ottobre. Migliaia in piazza per l'indipendenza e l'opinione pubblica Ue...
A Carles Puigdemont, presidente della Catalogna, non poteva andare meglio. La decisione del governo guidato da Mariano Rajoy di arrestare diversi esponenti dell'amministrazione catalana ha mandato su tutte le furie i sostenitori dell'indipendenza e ha spinto tra le braccia del Sí tanti che ancora non avevano deciso come votare. Senza contare l'appoggio internazionale che é giunto nei confronti di Barcellona.
Rajoy fa arrestare 14 personalità del governo catalano
Agenti della Guardia Civil hanno arrestato questa mattina Josep Maria Jové, braccio destro del vice presidente catalano, insieme ad almeno altre 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale in quanto principali organizzatori del referendum secessionista previsto per il primo ottobre. Fra gli ultimi arrestati, il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero.
Proteste in strada: atto anti-democratico
Ma la reazione del popolo catalano non si é fatta attendere e poco dopo gli arresti in centinaia sono scesi in strada per esprimere solidarietà alle persone arrestate. Fortunatamente la manifestazione improvvisata non é sfociata in violenze (a parte qualche tafferuglio), ma la tensione a Barcellona é altissima. Sono in molti in Spagna a ritenere che l'intervento della Guardia Civil, nonostante sia assolutamente legale, rappresenti un precedente pericoloso contro l'espressione di un voto democratico, seppur su un quesito giudicato incostituzionale.
Anche il Barca con il governo locale
Il Barcellona si schiera "con la volontà della maggioranza del popolo catalano" e condanna "ogni atto che possa ostacolare la libertà di parola e di autodeterminazione". Con una nota ufficiale, il club piú famoso al mondo si é schierato con il governo di Puigdemont. Un endorsement di peso che potrebbe modificare il corso dei prossimi eventi.
Tensione crescente tra Barcellona e Madrid
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo, ha difeso la decisione dell'esecutivo: "Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli", ha dichiarato in Parlamento, "i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza". In aula, a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblicana catalana Gabriel Rufian: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato.
L'Europa si schiera con la Catalogna
Le immagini degli arresti hanno fatto il giro del mondo e non sono mancate le dichiarazioni di solidarietà da molti esponenti politici. Gianni Pittella, presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo, si é detto preoccupato dalla situazione in Catalogna. Mentre Pietro Fassino e Romano Prodi hanno firmato una lettera per chiedere che si torni al dialogo. Fratoianni (Si) ha dichiarato che con questo gesto "Rajoy mostra il suo volto autoritario".
5Stelle e Lega a fianco dei catalani
Oltre alla sinistra anche la Lega Nord si é espressa a favore di Barcellona. Il mese prossimo si terranno in Veneto e Lombardia due referendum consultivi per chiedere maggiore autonomia e il Carroccio ha sempre appoggiato le spinte secessioniste catalane. E anche il Movimento 5 Stelle ha dichiarato che il popolo catalano ha il diritto di utilizzare mezzi democratici per l'autodeterminazione.
Appoggi internazionali per il governo catalano
Pochi giorni fa il portavoce di Viktor Orban, presidente dell'Ungheria, ha fatto sapere che il governo appoggia il referendum della Catalogna e che "il volere del popolo é ció che conta sempre". Se l'Ungheria si schiera con Barcellona gli altri Stati europei sono piú timidi. "Penso che sia una questione interna alla Spagna, spero non abbia evoluzioni preoccupanti", ha dichiarato il premier Paolo Gentiloni da New York dove partecipa all'Assemblea generale dell'Onu.
La Commissione europea non commenta
Interpellati su quanto sta accadendo a Barcellona l'esecutivo comunitario ha preferito trincerarsi dietro ad un no-comment. Ma tra i corridoi di Bruxelles serpeggia una certa avversione verso il referendum secessionista. L'Unione europea, é il ragionamento, sta giá attraversando un periodo difficile soprattutto ora che la Gran Bretagna ha deciso di uscire dall'Ue. Nuove secessioni (e di uscite dall'Unione) non possono che minare ancora di piú la stabilità del Vecchio Continente. Anche perché una Catalogna indipendente, dovrebbe avere il permesso di tutti i ventisette stati europei per chiedere l'adesione all'Ue, e Mdrid non concederebbe mai il suo benestare.