Affari Europei

Brexit: dai servizi alle dogane, che cosa succede con il No Deal

Dai servizi finanziari alle dogane fino alle imprese: ecco che cosa succede se la Brexit avverrà senza accordo tra Londra e Bruxelles

Brexit: servizi e dogane, che cosa succede senza intesa

Quale che sia lo scenario che si prospetta, i cambiamenti derivanti dall'uscita del Regno Unito dalla Ue saranno notevoli. Il Centro studi Confindustria (Csc) ricorda le implicazioni giuridiche e pratiche e la normativa Ue in caso di uscita senza un accordo. Di immediato impatto per le imprese sono i cambiamenti in materia di servizi finanziari e regole doganali.

SERVIZI FINANZIARI: TRASFERIMENTI ATTIVITA' E VIGILANZA

Con il recesso del Regno Unito gli operatori britannici perderanno il diritto di prestare servizi negli Stati membri dell'Ue27 nell'ambito del regime Ue del passaporto per servizi finanziari. Le attivita' degli operatori dell'Ue nel Regno Unito saranno soggette al diritto del Regno Unito. I pareri e gli orientamenti emessi dalle autorita' europee di vigilanza e dalla Banca centrale europea hanno sottolineato la necessita' di essere preparati al trasferimento dell'attivita' e di precisare le prospettive di vigilanza applicabili in tal caso.

STRETTA SULLE REGOLE DOGANALI

Profondi cambiamenti si prospettano anche sul fronte doganale. A partire dalla data del recesso si applichera' integralmente la normativa dell'Ue relativa alle merci importate e alle merci esportate, compresa l'imposizione di dazi e imposte (quali dazi doganali, imposta sul valore aggiunto e accise all'importazione), conformemente agli impegni dell'Unione europea previsti dalle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Vigera' inoltre l'obbligo di presentare dichiarazioni in dogana alle autorita' doganali e potra' essere effettuato un controllo delle spedizioni. In mancanza di accordo, a decorrere dalla data del recesso potrebbe essere vietato l'ingresso nell'Ue di molte merci e di molti animali soggetti alla normativa sanitaria e fitosanitaria, a meno che il Regno Unito non sia "elencato" nel diritto dell'Ue come paese terzo autorizzato. Anche in tal caso occorrera' comunque garantire il rispetto delle rigorose condizioni sanitarie applicabili alle importazioni dai paesi terzi, le quali dovranno essere sottoposte ai controlli effettuati dalle autorita' degli Stati membri ai posti d'ispezione frontalieri.

LE IMPRESE LANCIANO L'ALLARME SUL NO DEAL

Le associazioni del settore finanziario e degli imprenditori del Regno Unito chiedono con forza al governo britannico di "evitare un'uscita dall'Unione europea senza accordo", dopo la bocciatura da parte del parlamento britannico dell'intesa proposta dalla premier Theresa May. In particolare, la direttrice generale della Confederazione dell'industria britannica (Cbi), Carolyn Fairbairn, reclama "immediatamente" un nuovo piano, per evitare "un rottura drastica" con i Paesi dell'Unione europea. Si esprime con preoccupazione anche il consigliere delegato della Camera di commercio di Londra, Colin Stanbridge, secondo il quale una Brexit senza accordo portera' il Paese "verso un precipizio". Toni analoghi arrivano dal protagonisti del mondo finanziario, con Catherine McGuinness, presidente della City of London Corporation, che parla della urgente necessita' di "un piano B" per un nuovo accordo e per aprire un periodo di transizione nell'uscita dall'Ue. "I politici di tutti i partiti devono essere pragmatici e unirsi per evitare una Brexit senza accordo", ha aggiunto. Anche in Germania il mondo imprenditoriale reagisce con preoccupazione all'eventualita' di un 'no deal'. A quanto afferma Joachim Lang dell'Associazione federale dell'industria tedesco (Bdi), "le imprese da questa e dall'altra parte della Manica sono sospese per aria. C'e' il rischio di una recessione britannica, che non passerebbe senza conseguenze dalla Germania". La camera del commercio tedesca avverte: "E' bene che le nostre imprese si preparino. Anche per l'economia tedesca la posta in gioco e' alta".