Catalogna, Fontana: "Meglio un processo graduale di autonomia, come al Nord"
Scontro tra Catalogna e Madrid sul referendum per l'indipendenza. Fontana: "Deve essere un processo graduale". L'intervista
Il primo ottobre i catalani potrebbero andare al voto per decidere se continuare a fare parte dello Stato spagnolo oppure se dare il via alla secessione. Ma la situazione nella penisola iberica é tutt'altro che tranquilla. La Corte costituzionale ha deciso che la consultazione é anticostituzionale e ha diffidato Barcellona dal procedere. Intanto il governo Rajoy ha schierato la polizia per sequestrare schede elettorali e urne. Mentre 700 sindaci sono stati indagati e potrebbero essere sospesi dal loro incarico se non daranno seguito alle disposizioni di Madrid.
"Non é mai una buona idea mandare la polizia a fermare un momento di democrazia", spiega ad Affaritaliani.it Lorenzo Fontana, eurodeputato della Lega Nord e vicesindaco di Verona. "E' giusto che al popolo catalano sia data la possibilità di esprimersi scegliendo se fare parte ancora dello Stato spagnolo oppure no. Come é successo con la Scozia".
Il Regno Unito non é uno stato unitario, come la Spagna. Nella costituzione iberica si afferma che il territorio nazionale é uno e indivisibile...
"Io rimango dell'idea che l'opinione del popolo debba sempre essere ascoltata e che fermare questo referendum con la forza sia controproducente. Il rischio é che gli animi si scaldino troppo. La critica che posso fare al governo regionale catalano é di aver voluto accelerare troppo i tempi".
In che senso?
"Non si puó passare da essere una regione a diventare uno Stato indipendente dall'oggi al domani, serve assumere una autonomia graduale. Poi le cose vengono da sé, senza strappi".
Come chiedete in Veneto e Lombardia con il referendum consultivo?
"Esatto, quello che vogliamo fare é ottenere maggiore autonomia amministrativa e di spesa. Poi un giorno chissà, magari anche la secessione. Oggi il governo centrale ha troppi poteri e con questo referendum vogliamo mostrare a Roma la grande voglia di autonomia di veneti e lombardi".
Ma le regioni sono già molto autonome, ad esempio su sanità e istruzione. Alla fine il punto centrale sono le tasse...
"L'autonomia amministrativa puó essere allargata. Per quanto riguarda le tasse... in Italia se ne pagano troppe. Roma incassa e poi restituisce i soldi alle Regioni spesso con tagli pesanti. Questo é ingiusto nei confronti di quelle regioni virtuose che pagano tutto il dovuto e vengono poi penalizzate, mentre altre che hanno amministrazioni meno rigorose se ne avvantaggiano. E alla fine ad andare di mezzo sono i cittadini".
In che senso?
"Se da Roma decidono di trasferire meno risorse su settori come il trasporto locale le Regioni e i Comuni sono costretti a fare tagli generando problemi ai cittadini che al contempo vengono salassati di tasse da Roma. Questo é profondamente ingiusto. Le tasse devono rimanere in gran parte dove vengono pagate".
Così però aumenta la separazione tra Nord e Sud, no?
"Sono convinto che sia il contrario. Quando l'Italia era divisa é stata un faro di civiltà mondiale. Abbiamo avuto fra i più grandi esponenti di arte e cultura. Dall'unità d'Italia le cose sono andate diversamente. Secondo me per il fatto che con la creazione dello Stato italiano si siano voluti omologare tutti i popoli che vivono nella nostra Penisola. Lasciare le persone libere credo che porti risultati migliori".
Con che percentuale di affluenza vi riterrete soddisfatti?
"E' molto difficile prevedere l'esito di questo voto e sappiamo che i referendum sono influenzati da molte variabili. Credo che superare la soglia del 50% per quanto riguarda l'affluenza sarebbe un buon risultato. Sulla vittoria del sì non ho invece dubbi".