Eleziioni europee 2019, la Consulta conferma lo sbarramento al 4%
Resta ferma la soglia di sbarramento del 4% prevista per l'elezione dei membri italiani del Parlamento europeo
Europee: Consulta, resta soglia di sbarramento al 4%
Resta ferma la soglia di sbarramento del 4% prevista per l'elezione dei membri italiani del Parlamento europeo. La Corte costituzionale ha giudicato non fondate le questioni di costituzionalita' sollevate dal Consiglio di Stato. "La previsione di questa limitazione non è manifestamente irragionevole e rientra pertanto nella discrezionalità del legislatore". Lo spiega la Corte costituzionale che ha dichiarato legittima la soglia di sbarramento al 4% prevista dalla legge elettorale per le Europee.
Elezioni europee 2019, la decisione dei giudici della Consulta
Al vaglio dei giudici costituzionali, che hanno reso nota la loro decisione dopo una camera di consiglio svolta questa mattina, venivano sottoposti due punti della normativa riguardante l'"elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia": entrambe le disposizioni erano censurate nella parte in cui prevedono una soglia di sbarramento del 4% dei voti validi espressi per l'accesso al riparto proporzionale dei seggi nelle elezioni europee. Secondo Palazzo Spada, che aveva trasmesso gli atti alla Consulta con un'ordinanza del 2016, la previsione della soglia di sbarramento limitava, innanzitutto, il fondamento democratico delle istituzioni rappresentative espresso dall'articolo 1, comma secondo, della Costituzione. Inoltre, le norme impugnate - era la tesi del Consiglio di Stato - determinavano "un regolamento irragionevole dei diversi interessi", nonché la "sostanziale esclusione dalla rappresentanza politica di ampie fasce dell'elettorato" in violazione degli articoli 3 e 48, comma secondo, della Costituzione.
Elezioni europee 2019, ora rischia anche Fratelli d'Italia
La questione di legittimita' era stata sollevata dai giudici amministrativi nell'ambito di una causa nata da un ricorso al Tar del Lazio presentato da Giorgia Meloni e altri candidati per la lista Fratelli d'Italia - Alleanza nazionale alle elezioni europee del 24 maggio 2014, con cui veniva impugnato l'atto di proclamazione degli eletti, con il quale non era stato assegnato alcun seggio alla suddetta lista, che a livello nazionale aveva conseguito poco piu' di un milione di voti, pari al 3,66%. Il Tar aveva respinto il ricorso: questo verdetto era stato quindi impugnato dai ricorrenti davanti al Consiglio di Stato, che aveva poi trasmesso gli atti alla Consulta ritenendo che "le disposizioni censurate comportino una compressione dei principi di piena democraticita' e pluralismo del sistema rappresentativo che non rinvengono un'adeguata ratio giustificatrice nel perseguimento di concomitanti finalita' di interesse generale e che, quindi, sembrano travalicare i limiti propri del ragionevole esercizio" dell'intervento del legislatore ('interpositio legislatoris'). Nelle prossime settimane i giudici della Consulta depositeranno la sentenza in cui spiegheranno le ragioni per le quali, stamane, hanno ritenuto infondate le questioni sollevate dal Consiglio di Stato.
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