Elezioni Olanda, crolla il consenso in Wilders
Il sistema elettorale proporzionale spinge gli olandesi ad optare per il voto utile: crolla il sostegno nell'euroscettico Wilders. Bruxelles esulta
Mercoledì si vota in Olanda e gli occhi di mezza Europa sono puntati sui seggi elettorali. I Paesi Bassi aprono infatti la stagione elettorale europea che proseguirà poi con la Francia e in autunno con la Germania (e forse anche con l'Italia). Sul campo di battaglia si sfidano l'ex premier conservatore, Mark Rutte, e il leader della destra xenofoba ed euroscettica, Geert Wilders.
I sondaggi danno Wilders in caduta libera
I sondaggi, che nelle settimane passate avevano dato il Pvv di Wielder in ascesa costante, ora rilevano una flessione del consenso. Il partito raggiungerebbe 'solo' il 22% dei voti per Se Stemming, pari merito con i popolari del premier Rutte. Ma altri sondaggisti danno l'euroscettico perfino indietro rispetto al partito di governo. Mentre solo un mese fa i punti di distacco erano 12 in favore di Wilders.
Gli olandesi scelgono il voto utile
Come mai questa flessione del supporto all'euroscettico Wielders? Il motivo va ricercato, dicono gli analisti olandesi, nella voglia di esprimere un voto utile. Il sistema elettorale dei paesi Bassi é infatti un proporzionale puro. A causa della frammentazione del panorama politico il futuro governo, qualunque sia il partito che prenda la maggioranza, dovrà fare alleanze per governare e nessuna formazione ha ventilato l'ipotesi di coalizzarsi con Wielders. Si dovrebbe tornare cosí al voto o formare un governo eludendo il Pvv. Gli olandesi stanno dunque convergendo sulle formazioni in grado di formare alleanze di governo.
Esultano gli europeisti
A Bruxelles tirano un sospiro di sollievo e sperano che i sondaggisti non prendano una cantonata come accaduto negli Stati Uniti con Donald Trump o in Gran Bretagna con la Brexit. La vittoria di Wilders non solo allontanerebbe l'Olanda dall'Europa, ma rischierebbe di dare il via ad un effetto domino che porterebbe Marine Le Pen all'Eliseo in Francia e il partito Alternativa per la Germania su nei sondaggi nella Repubblica Federale.
Tutti i sondaggisti sono concordi: Wildres in discesa
Gli ultimi sondaggi olandesi realizzati dalle maggiori società, tra cui Ipsos, danno il fenomeno Wilders in via di ridimensionamento, con 23 seggi (pochi di più rispetto ai 15 di adesso), mentre riguadagna terreno il partito del premier, premiato da una campagna elettorale capillare presso tutte le fasce di cittadini. Rutte avrebbe 26 seggi, comunque in calo dai 43 di adesso. Il vero exploit potrebbe venire dal giovane verde Klaver. Il suo partito, GroenLinks, attualmente ha 4 seggi: secondo i sondaggi arriverebbe a prenderne 17.
Alto il numero degli euroscettici
Tuttavia secondo il centro di ricerche Bruges Group solo il 39% degli olandesi é favorevole a rimanere all'interno dell'Unione europea mentre il 23% sarebbe disposto a votare per l'Uscita. A fare la differenza é quel 27% che non ha ancor deciso.
Scema l'ipotesi di Wilders premier
Le prospettive di Wilders di andare al potere all'Aia sono praticamente nulle. L'esito delle elezioni olandesi dovrebbe semmai confermare il trend della frammentazione politica in Europa, che rende sempre piu' difficile la formazione di governi politicamente stabili e coerenti. Dotato di un indubbio fiuto politico, e da un'aperto disprezzo per le minoranze (e' finito sotto processo ancora lo scorso dicembre per i suoi apprezzamenti verso la minoranza olandese di origine marocchina), Wilders ha saputo assecondare due dei tre fenomeni che caratterizzano gli orientamenti elettorali in Europa e non solo: l'astensionismo, la montante protesta contro i partiti tradizionali, il crescente consenso verso i populismi.
L'Olanda segnata dal multipolarismo
L'Olanda e' ben lontana dall'astensionismo greco (44 percento) e italiano. Anzi, si prevede per quest'anno l'aumento dell'affluenza alle urne, gia' alta la scorsa tornata, al 75 percento. Per il resto pero' il paese e' all'avanguardia. Fino a tutti gli Anni Ottanta del secolo scorso la scena e' stata dominata da tre partiti: i democristiani del Cda, i socialdemocratici del Pvda, i conservatori del Vvd. Insieme si dividevano circa l'80 percento dei consensi. La quota era scesa gia' nel 2002 al 60 percento, grazie anche all'ondata di solidarieta' per la destra seguita all'assassinio di Furtuyn. Ma oggi si stima che i tre partiti messi insieme facciano il 40, che e' la meta' di trent'anni fa. Il resto e' quasi tutto appannaggio della destra estrema di Wilders, che ha saputo giocare la carta del ceto medio impoverito (come sta facendo con meno successo l'Ukip in Gran Bretagna) e della paura dell'altro.