Affari Europei

Germania, Schulz fallito di successo. Lascia l'Spd pari con l'estrema destra

Germania, Martin Schulz lascia l'Spd alla pari con l'estrema destra. Da Berlusconi alla Merkel, ascesa e caduta di un "fallito di successo"

LA CADUTA DI MARTIN SCHULZ

Un tempo era stato celebre per il polemico siparietto andato in scena al Parlamento europeo con Silvio Berlusconi, quando l'ex cavaliere gli diede del "kapò". Correva l'anno 2003. Da allora Schulz guadagnò stima all'interno delle istituzioni comunitarie fino a diventare presidente dell'Europarlamento. Ruolo poi ceduto per tornare a fare politica attiva in Germania. Ma l'avventura in madrepatria, carica di attese e speranze, si è rivelata un fallimento.

SCHULZ, OBIETTIVO CANCELLERIA

Schulz era infatti tornato a Berlino con l'intenzione di risollevare le sorti dei socialdemocratici dell'Spd e sfidare Angela Merkel nelle elezioni dello scorso settembre. Una sfida che avrebbe dovuto essere equilibrata e che secondo alcuni poteva addirittura vederlo prevalere. La sua speranza e il suo obiettivo erano apertamente quelli: diventare cancelliere tedesco.

LA DELUSIONE ALLE URNE

La realtà è stata molto diversa. Il risultato dell'Spd alle urne è stato più che deludente e l'ascesa dei populisti ha iniziato a minacciare persino la posizione dei socialdemocratici come secondo partito alle spalle della Cdu della Merkel. Dopo i fallimenti per la formazione di un governo a coalizione Jamaica, tuttavia, sembrava che il destino potesse cambiare con la riedizione della Grosse Koalition.

L'ASCESA DI SCHULZ

Il lungo tira e molla tra Merkel e Schulz aveva infatti portato all'agognato accordo. Un accordo che sembrava davvero vantaggioso per l'Spd, con Schulz che era andato a occupare il fondamentale ruolo di ministro degli Esteri. Sembrava poter essere la vera ascesa di Schulz con una delle poltrone p'iù importanti del governo tedesco. In realtà l'ascesa è durata poco ed è stata seguita quasi istantaneamente dalla caduta.

BASE DEL PARTITO DELUSA DALLA GROSSE KOALITION CON LA MERKEL

D'altra parte nel partito i malumori non mancavano per il nuovo accordo di Grosse Koalition: prima e dopo le elezioni di settembre Schulz aveva sempre sostenuto che non avrebbe stretto una nuova alleanza con i conservatori, salvo poi cedere dopo il fallimento dei colloqui della cancelliera Angela Merkel per una coalizione Giamaica con liberali e Verdi. "La Spd ha bisogno di un rinnovamento in termini di persone e programma", ha detto il leader uscente. La scorsa settimana Schulz aveva annunciato l'intenzione di rinunciare alla leadership del partito: allora il programma era di lasciare le redini ad Andrea Nahles, attualmente capogruppo della Spd al Bundestag, perché Schulz sarebbe dovuto diventare ministro degli Esteri del futuro governo di Grosse Koalition di Angela Merkel. Ma qualche giorno dopo lo scenario è stato rimesso in discussione, perché l'accordo di governo rischiava di saltare dal momento che la base del partito rimproverava a Schulz di avere pensato troppo alla carriera personale tradendo la promessa che non sarebbe mai entrato in un governo Merkel. Intanto, condizione affinché il nuovo esecutivo GroKo si formi effettivamente è che i militanti della Spd votino a favore nella consultazione che si terrà dal 20 febbraio al 2 marzo.

SONDAGGI GERMANIA, SPD MAI COSI' MALE: QUASI ALLA PARI DELL'ESTREMA DESTRA

E le condizioni dell'Spd lasciato da Schulz non sono certo delle migliori. Basta guardare i sondaggi.  l'ultimo sondaggio dell'istituto Insa ha registrato un crollo del partito socialdemocratico tedesco al 16,5%, che significa appena un punto e mezzo percentuale in più dell'estrema destra dell'AfD. Anche l'Unione Cdu/Csu di Angela Merkel perde ancora e scende sotto la soglia simbolica del 30%. Questo significa che insieme i due partiti che si apprestano a formare la Grande Coalizione per andare al governo pur avendo la maggioranza dei seggi non hanno più la maggioranza dei consensi. Alternative fuer Deutschland ha raggiunto la percentuale del 15% e si conferma terza forza politica del Paese e primo partito di opposizione.