Affari Europei
Banche, Grecia come Islanda e Cipro. Ad Atene aleggia l'incubo Argentina
Ad Atene sembrano tornati i tempi della guerra o del colpo di Stato. La Banca di Grecia ha imposto il limite ai prelievi in banca. Misura già adottata in passato da Islanda e Argentina e che rischia di portare con sé una violenta crisi politica. Ai greci è stato imposto un tetto di 60 euro sui prelievi dai propri conti corrente. Una misura davvero drastica che è stata costretta a mettere in atto la Banca nazionale dopo che il governo di Alexis Tsipras ha annunciato che l'Eurogruppo non avrebbe esteso gli aiuti ad Atene.
Il razionamento dei contanti e la chiusura delle banche riporta alla mente dei greci i drammatici tempi di guerra oppure quelli del colpo di Stato dei militari. Le file interminabili davanti agli sportelli sembrano un film già visto che può condurre a drammatiche conseguenze economiche e politiche. Dal punto di vista economico, la misura sta avendo effetti molto forti visto che non si possono nemmeno ricaricare le carte di debito e soprattutto visto che in Grecia il pagamento con le carte non è ancora molto diffuso.
La Grecia, come ricorda Euronews, non è il primo Paese europeo a imporre controlli sui capitali dopo la crisi del 2008. Nel marzo 2013 Cipro ha dovuto chiudere le sue banche per 12 giorni e ha imposto un limite ai prelievi, dal marzo 2013 al marzo 2014, di 300 euro al giorno. I controlli sono durati due anni e la misura non è stata indolore per l'isola cipriota, dove ancora serbano qualche rancore verso quella che chiamano troika. Prima ancora di Nicosia era toccato a Reykjavik. L'Islanda infatti ha convissuto per anni con pesanti restrizioni internazionali sui conti correnti che solo nelle scorse settimane sono state allentate.
Ma Atene teme soprattutto un altro esempio, quello dell'Argentina. Lì, dopo la drammatica crisi del debito nel 2001, si era arrivati al congelamento dei depositi bancari e al limite di prelievo di 250 dollari a settimana. Una restrizione pesantissima andata avanti per un anno e che scatenò una vera e propria rivolta popolare che condusse alle dimissioni del presidente Fernando de la Rùa che non fu solo a perdere la poltrona nel giro di pochi mesi. Mesi caldissimi che ora Atene spera con tutto il cuore di evitare. Ma il rischio di viverli è quantomai elevato.