Affari Europei

Grecia, scoppia la crisi dell'eurogruppo socialista


Il grande assente dell'accordo stretto tra i creditori internazionali e la Grecia di Tsipras è stato il Parlamento europeo, che pure ha chiesto più volte di essere coinvolto nelle trattative, che invece si sono svolte sempre a livello di capi di Stato e di governo (se non di ministri delle finanze).

L'unico momento di condivisione democratica è stata la visita del premier ellenico Tsipras che, parlando dall'Aula di Straburgo, ha voluto esporre davanti all'unica istituzione europea direttamente eletta dal popolo la posizione di Atene.

Ed è in questa sede che è stata esemplificata la frattura a livello europeo degli schieramenti politici, con il Partito socialista stretto tra due fuochi e incapace di prendere palla nel dibattito. Da un lato infatti i popolari guidati dal capogruppo tedesco Manfred Weber hanno usato parole molto dure con l'operato dell'esecutivo ellenico, sposando in pieno le posizioni di Angela Merkel, che a livello di Eurogruppo ha lasciato invece campo libero a Wolfgang Schauble.

Sul lato opposto la sinistra della Gue e gli euroscettici che, almeno in un primo momento, hanno eletto Tsipras a leader virtuale di quella grande moltitudine che in questo momento vorrebbe rottamare l'euro e l'Europa. O che, come nel caso della sinistra estrema, vorrebbe solo archiviare le politiche di austerity.

Il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Sel, per guardare al panorama politico italiano, sono perfino volati ad Atene a dare manforte a Syriza nella notte del referendum. Mentre la Lega Nord ha appoggiato Tsipras nella sua opera di 'rottamazione' dell'austerity e, perché no, anche dell'euro.

E i socialisti? Ad osservare il dibattito intorno alle trattative sembrano avere sofferto di una mancanza di iniziativa. Matteo Renzi e il Pd, che nel gruppo socialista a Strasburgo ha la delegazione più ampia, non ha voluto, forse scientemente, prendere palla.

Caso diverso è il ruolo che ha avuto Francois Hollande. Il presidente francese è riuscito a moderare la posizione della Germania e degli altri Paesi dell'Nord-Est. Quando nelle trattative si è arrivati ad ipotizzare la Grexit, l'inquilino dell'Eliseo ha frenato gli animi. Ora Hollande cercherà di capitalizzare il ruolo che ha avuto nelle trattative, anche se nell'opinione pubblica poco è emerso.

Ma il vero problema dei socialisti europei è l'assenza di una linea comune forte e di un leader capace di aggregare le forze. Una parte della galassia socialista vorrebbe appoggiare Tsipras contro le politiche di austerity. Dall'altra i centristi sanno bene che è difficile trattare con un governo di estrema sinistra che ha dato prova di essere inaffidabile.

Matteo Renzi, che ha livello europeo sta portando avanti una dura trattativa per ammorbidire i vincoli di bilancio, teme di appoggiare le posizioni di Tsipras e di indebolirsi, proprio ora che a Bruxelles qualcosa si muove. Dall'altra parte la Francia è guidata da un presidente che è al minimo storico nella popolarità e che deve amministrare un Paese con i conti tutt'altro che in ordine. Insomma, la Merkel sembra non avere avversari in grado di darle filo da torcere.