Affari Europei

Immigrazione, sì a maggioranza alle quote. 'Ma non obbligheremo l'Est ad accogliere nessuno’

Alla fine il via liberà c'è stato, anche se il piano Juncker per la redistribuzione di 120mila migranti è passato a maggioranza e ha visto l'astensione della Finlandia e il voto contrario di Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania. Il lato positivo è che la Polonia, che fin dall'inizio si era opposta al ricollocamento dei migranti e che, per il suo peso economico e demografico, avrebbe portato ad una spaccatura ancora più dolorosa di quella che invece c’è stata, ha votato a favore.

Ma che cosa succede ora che i ministri degli Interni hanno dato il loro via libera, seppure a maggioranza? Ancora nulla visto che domani si riuniranno i capi di Stato e di governo dei Ventotto per cercare una mediazione estrema. Sembra difficile che alla fine si raggiunga l’unanimità, ma tutti vogliono provare a ricostruire una unità d’intenti fondamentale per affrontare la crisi migratoria.

E se i quattro ‘falchi’ resteranno sulla posizione del no? ‘Non manderemo mai richiedenti asilo in un Paese che non vuole accoglierli’, fanno sapere dalla Commissione europea. Il che significa che i migranti saranno redistribuiti tra gli Stati che hanno sottoscritto il piano Juncker. Nessuna quota forzata insomma, che si rivelerebbe inefficace. L’Ungheria ha già dimostrato di poter e voler respingere tutte le richieste d’asilo e potrebbe adottare norme per rendere impossibile la vita ai migranti sul suo territorio.

Le opzioni sul tappeto allora sono due: concedere delle esenzioni motivate oppure multare chi non vuole partecipare al piano. Ma anche in questo caso le polemiche sono dietro l’angolo. Concedere delle esenzioni significa partire dal presupposto che non tutti gli Stati sono uguali. E che cosa dovrebbe dire allora la Grecia che, pur avendo l’economia più disastrata del vecchio continente, accoglie in proporzione alla popolazione la quantità più massiccia di rifugiati?

Ma anche le multe non piacciono. ‘Non si può barattare il dovere di accoglienza con il pagamento di un obolo’, è la riflessione fatta da molti a Bruxelles. Anche se quei soldi servirebbero a finanziare l’integrazione negli altri Paesi? Sembra di sì. Ora la palla passa al Consiglio dei capi di Stato e di governo, ma c’è da giurarci che la riunione sarà tutt’altro che serena.