Affari Europei

Immigrazione, tensione nel Ppe e nel Pse. Orban e Fico sull'uscio

Di Tommaso Cinquemani e Andrea Deugeni

Dopo il Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue sembra che l'Europa abbia ritrovato la sua unità. Sono state prese decisioni importanti per quanto riguarda gli aiuti ai Paesi al confine con la Siria e in favore dei Balcani. Sono stati adottati anche provvedimenti per aumentare la cooperazione tra gli Stati Ue e per controllare le frontiere. L'unanimità, questa volta, c'è stata, al contrario del vertice dei ministri dell'Interno di martedì.

 

La questione immigrazione ha messo in crisi l'organizzazione politica europea, con le grandi famiglie che faticano a mantenere la coesione interna. È il segno che le questioni nazionali hanno minato la visione comune sia nel Partito popolare che in quello socialista.

Ne è una dimostrazione il fatto che Gianni Pittella, presidente del gruppo Socialisti&Democratici al Parlamento europeo, ha chiesto che il partito del premier slovacco Robert Fico venga sospeso dal Pse. Le motivazioni addotte sono semplici: "E' una decisione - spiega Pittella - maturata nelle ultime settimane e diventata inevitabile a seguito delle inaccettabili dichiarazioni rilasciate da Fico riguardo la disponibilità ad ospitare solo migranti cristiani e in seguito alla decisione di oggi di procedere legalmente contro l'intesa votata ieri a maggioranza sulla distribuzione dei migranti. Entrambe in palese contrasto con la linea e i valori progressisti"

Al Consiglio Affari Interni sono stati quattro i ministri a votare contro: tre socialisti (Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) e uno popolare (l'Ungheria). E anche all'interno del Ppe c'è insofferenza per le posizioni di Orban. Negli ultimi due anni il premier magiaro ha preso posizioni a favore della pena di morte, ha varato leggi ritenute lesive della libertà di stampa e da ultimo ha innalzato muri di filo spinato ai confini con la Serbia e con la Croazia.

Mentre il Pse deciderà che fare con Fico, l'appuntamento per il Ppe è per fine ottobre, quando a Madrid ci sarà il congresso popolare. Sarà l'occasione per fare il punto della situazione e provare a ritrovare la coesione all'interno della famiglia europea. I più insofferenti alle posizioni di Orban sono (e non lo nascondono) la Cdu di Angela Merkel che per prima ha tirato le orecchie a Budapest. Ma anche i popolari di Finlandia, Olanda e Austria.