Affari Europei
Lo stop di Schengen? Mazzata per l'Italia. Danni al Pil per 148mld

Quanto costerebbe all'Italia una chiusura definitiva del Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone e delle merci? Secondo uno studio della Fondazione Bertelsmann molto, anzi, moltissimo. Ma non solo ai Paesi europei, anche Cina e Stati Uniti risentirebbero pesantemente dal ritorno dei controlli alle frontiere.
Secondo le previsioni più ottimistiche si parla di 470 miliardi di euro, ma gli scenari più foschi parlano invece di una perdita pari a 1.400 miliardi di euro in dieci anni. Una mazzata per l'economia europea che certo non brilla per solidità.
Ma perché la sospensione di Schengen farebbe aumentare i costi? Le motivazioni sono varie. Ad esempio un camion perderebbe ore per passare le frontiere, con controlli e appesantimenti burocratici. Questo si tradurrebbe in maggiori costi per le imprese, alcune delle quali rinuncerebbero ad esportare. Insomma, si innescherebbe una spirale negativa da cui nessuno ci guadagnerebbe.
Nello scenario ottimista, i costi di produzione nella Ue aumenterebbero dell'1%, con un onere di 470 miliardi di euro per il Pil della Ue in 10 anni (2016-2015). Andando a vedere i singoli Paesi si scopre che Berlino avrebbe un conto di 77 miliardi di euro, Parigi di 80 miliardi, l'Italia di 49 miliardi e di 46 per la Spagna. La Gran Bretagna, che pure non aderisce a Schengen ma si giova dei suoi benefici, dovrebbe sborsare 87 miliardi di costi extra. Fuori dall'Europa, l'onere per gli Usa sarebbe di 91 miliardi e per la Cina di 95 miliardi.
Fin qui lo scenario ottimista, e quello pessimista? Con un aumento dei costi di produzione del 3% per la Germania il conto ammonterebbe a 235 miliardi, per la Francia a 244 miliardi, per l'Italia a 148,5 miliardi e la Spagna a 141 miliardi. Per la Gran Bretagna il costo sarebbe di 264 miliardi.