Redistribuzione obbligatoria e sanzioni. Migranti, così cambierà Dublino
La Commissione Ue: "Il sistema attuale è insostenibile"
Nessuna proposta legislativa, ma semplicemente il via all'iter di riforma. La Commissione Europea ha avviato oggi il processo per una riforma del sistema comune di asilo, con l'obiettivo di rivedere il cosiddetto regolamento di Dublino secondo il quale la richiesta di asilo deve essere presentata dai migranti nel primo paese di arrivo. La proposta di riforma però arriverà solo in estate.
La modifica è da tempo richiesta dai paesi maggiormente sotto pressione, soprattutto Italia e Grecia. In particolare, l'esecutivo propone una serie di opzioni per una distribuzione equa e sostenibile dei richiedenti asilo fra i paesi Ue, un'ulteriore armonizzazione delle procedure di asilo e degli standard perché non ci siano differenze nell'accoglienza riducendo in questo modo il fenomeno dei cosiddetti "movimenti secondari irregolari" dei migranti fra paesi Ue, e infine un rafforzamento del mandato dell'Ufficio europeo di supporto dell'asilo (Easo). Prevista inoltre la redistribuzione obbligatoria con l'applicazione delle quote che finora sono state quasi sempre disattese da molti Paesi. Allo stesso tempo, la Commissione sta mettendo a punto nuove misure per assicurare percorsi sicuri e ben gestiti per l'immigrazione legale in Europa.
"La crisi dei rifugiati - secondo il vicepresidente Frans Timmermans - ha mostrato le debolezze nel nostro sistema comune di asilo". Ma, ha sottolineato, "non ci devono essere dubbi: chi ha bisogno della protezione deve continuare ad averla, e non deve mettere la sua vita nelle mani dei trafficanti di esseri umani". In ogni caso, ha proseguito Timmermans, "l'attuale sistema non è sostenibile: i diversi approcci nazionali hanno alimentato l'immigrazione irregolare e durante la crisi in corso abbiamo visto che le regole di Dublino hanno dato troppa responsabilità a troppo pochi paesi. Nell'immediato dobbiamo applicare le regole esistenti per stabilizzare la situazione, ma per il futuro serve un sistema sostenibile, basato su regole comune, una più equa condivisione delle responsabilità e canali sicuri per entrare in Europa per chi ha diritto alla protezione internazionale".