Affari Europei
Piano Juncker, 100 miliardi di investimenti ma l'Est è out. La mappa
Tante luci ma anche alcune ombre sul Piano Juncker. Superati i 100 miliardi di investimenti. L'Italia rallenta ma resta al vertice. Pochi soldi a Est
PRIMO BILANCIO DEL PIANO JUNCKER: TANTE LUCI MA ANCHE QUALCHE OMBRA
Cento miliardi di euro. E' la quota di investimenti raggiunta in meno di un anno dal Piano Juncker, il colossale progetto del Fondo europeo per gli investimenti strategici che nei piani del presidente della Commissione Europea dovrebbe rilanciare l'economia Ue. Una cifra molto importante che rappresenta circa un terzo dell'obiettivo finale del Piano, che prevede un totale di 315 miliardi di investimenti da raggiungere entro il 2018. L'Italia è in cima alla lista per numero di progetti e investimenti ma in questo inizio di 2016 si è manifestato un rallentamento. Ma non ci sono solo luci: i paesi dell'Est Europa infatti sono quasi esclusi dal Piano e l'isolamento economico rischia di spedirli tra le braccia di Vladimir Putin e di Mosca.
LE CIFRE DEL PIANO JUNCKER
Secondo le nuove cifre diffuse negli ultimi giorni il Piano di investimenti ha raggiunto e superato quota 100 miliardi di euro, una cifra raggiunta con gli otto progetti approvati a metà maggio, che portano investimenti in settori strategici come ricerca e sviluppo, efficienza energetica, tecnologia digitale. "A meno di un anno dalla sua creazione, il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha sbloccato più di 100 miliardi di euro. Stiamo mantenendo la promessa di riportare lavoro e ripresa in Europa", ha detto il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen. Ora sono in totale 64 i progetti che beneficeranno dell'iniziativa per la crescita.
FOCUS SULLE PMI
I nuovi progetti cui la Bei ha dato il semaforo verde riguardano ricerca e sviluppo, efficienza energetica e tecnologia digitale. Gli ultimi otto progetti riguardano un volume finanziario pari a 9,3 miliardi. E recentemente il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha annunciato l'intenzione di Bruxelles di proporre l'estensione di tre anni del piano straordinario per gli investimenti (cioè dal 2019 al 2021). L'intenzione del presidente dell'esecutivo Ue è dare molto spazio alle necessità delle piccole e medie imprese. "Vogliamo consentire alle banche locali di sostenere gli investimenti delle aziende del territorio”, dicono da Bruxelles.
ITALIA AL VERTICE, MA NEL 2016 RALLENTA
L'Italia resta al vertice nella graduatoria dei Paesi partecipanti al Piano Juncker insieme a Spagna e Gran Bretagna. A fine marzo si contavano 28 tra accordi di finanziamento e progetti infrastrutturali. Tra i progetti approvati quelli del gruppo dell'acciaio Arvedi, che ha ricevuto 100 milioni di finanziamenti, e dei colossi Telecom Italia e Trenitalia. Il tutto per un totale di 1,7 miliardi di euro con la speranza che il tutto possa generare quasi 12 miliardi di risorse tra affari e nuovi posti di lavoro. In particolare, ad avere trovato il favore degli investimenti Ue sono stati il piano di Telecom sulla banda ultra larga e l'acquisto di motrici e carrozze per i treni regionali di Trenitalia. Ma la novità è che dall'inizio del 2016 gli investimenti in Italia hanno rallentato, e di molto, la marcia. In questi primi cinque mesi dell'anno infatti solo un progetto italiano è stato approvato. Si tratta di quello del gruppo Grimaldi per l'acquisto di dieci navi cargo, che ha portato nelle casse dell'azienda mezzo miliardo di investimenti.
LE OMBRE: INVESTIMENTI SOLO A OVEST. E L'EST SI ALLONTANA
Ma non ci sono solo le note positive per il Piano Juncker. Nella riunione dei vertici Bce di aprile, alcuni governatori hanno sollevato il problema dell'insufficienza del Piano a fronte della forte caduta degli investimenti negli anni della crisi, caduta dalla quale la Ue non si è ancora risollevata. Ma c'è poi una questione di natura geopolitica. Non in pochi hanno infatti notato che la stragrande maggioranza degli investimenti finisce solamente nei paesi occidentali. Basti vedere l'elenco degli ultimi paesi beneficiari nella tranche di maggio: Spagna, Germania, Svezia, Gran Bretagna, Francia, Belgio e Finlandia. Insomma, solo Ovest e Nord con la totale assenza dell'Est. Un fattore principale nella scelta dei progetti è infatti la loro "capacità di attrarre investitori privati". Una possibilità molto più bassa nei paesi dell'Europa orientale, dove il settore privato è meno sviluppato. Una problematica che sta spingendo alcuni dei paesi dell'area Visegrad verso oriente. E' l'esempio dell'Ungheria, che sta stringendo sempre di più i suoi rapporti con Mosca. Il Piano Juncker deve trovare un modo per coinvolgere maggiormente anche questa parte d'Europa.