Vertice di Roma, Giuffrida: "O diamo una svolta all'Ue o andremo a sbattere"
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Il 25 marzo i leader europei si incontreranno nella capitale italiana per celebrare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma. Nei propositi di Gentiloni, che sará il padrone di casa, il vertice deve essere un momento di rilancio del sogno europeo. Concetto espresso davanti agli eurodeputati riuniti a Strasburgo per la sessione plenaria.
"Quello del presidente é stato un discorso semplice, ma concreto, calzato sulla realtà che viviamo ogni giorno. Se quello di Roma sarà solo un evento celebrativo allora avremo perso tutti quanti", spiega ad Affaritaliani.it Michela Giuffrida, eurodeputata del Partito democratico. "Mai come in questo momento i cittadini si aspettano una svolta. Il futuro non é l'Europa delle nazioni, ma l'Europa dello stato sociale, dell'occupazione e di una politica migratoria condivisa".
Da Roma deve arrivare una risposta all'onda euroscettica?
"Tutte le consultazioni elettorali europee stanno virando verso l'euroscetticismo. L'area moderata e riformista ancora tiene, ma dai cittadini arriva una richiesta di cambiamento. Il vertice di Roma deve essere il momento in cui l'Europa dà le risposte che le persone si aspettano e solo in questo modo potremo disinnescare il pericolo dei populismi e del ritorno ai nazionalismi".
L'Italia puó avere un ruolo di guida in questa transizione?
"Assolutamente sì e la presenza di Gentiloni qui al Parlamento Ue é importante. Noi siamo uno dei Paesi fondatori dell'Europa e possiamo porci, insieme a Francia, Spagna e Germania, come quel gruppo di Stati volenterosi che guideranno il cambiamento".
Come valuta il libro bianco sul futuro dell'Unione presentato da Juncker?
"Il Presidente della Commissione si é limitato ad elencare i possibili scenari futuri. Da una Europa che ritorna agli Stati nazionali alla creazione di una Unione più forte e integrata. Noi oggi stiamo andando verso la quarta ipotesi, quella di una Unione a più velocità".
Avremo una Europa di serie A e una di serie B?
"Assolutamente no e questo lo ha ricordato anche Gentiloni nel suo discorso. Europa a più velocità significa che ci saranno gruppi di Stati che andranno in direzione di una maggiore integrazione in maniera più spedita e altri che invece impiegheranno più tempo. Ma non ci saranno classifiche".
Non sarebbe meglio che tutti gli Stati procedano compatti?
"Sarebbe meglio, ma adesso non é possibile. Oggi stiamo vivendo una fase di stallo perché l'Unione, formata da ventotto Stati, non é in grado di trovare un punto di incontro. Il risultato é una palude che rischia di trascinare verso il basso tutti".
Su quali punti ci potrebbe essere maggiore integrazione?
"A cominciare dalla gestione dei migranti fino ad arrivare ad una Difesa comune, passando per le politiche sociali. I temi in cui gli Stati possono giovarsi di una maggiore integrazione sono moltissimi".
Quale deve essere la priorità dell'Europa?
"Deve essere la creazione di posti di lavoro attraverso il ritorno ad una crescita economica forte. La prima preoccupazione dei cittadini é il lavoro e l'Europa, attraverso i fondi che ha a disposizione, deve impegnarsi primariamente su questo fronte".
Ha ancora senso parlare di sogno europeo?
"Noi non ce ne rendiamo conto, ma l'Europa ha garantito settant'anni di stabilità e prosperità al Continente. Noi oggi possiamo attraversare i confini senza che nessuno ci chieda il passaporto. Possiamo usare un'unica moneta da Lisbona a Berlino. Queste sono conquiste che non dobbiamo perdere".
Le divisioni tra gli Stati, anche su questo progetto di Europa a più velocità, sono molte. C'é il rischio che il vertice di Roma sia un flop?
"Il rischio c'é, ma a perderci saremo tutti. Se gli Stati non danno prova di uno scatto di orgoglio per questa casa comune il rischio é che si continui in questa inerzia decisionale che ci porterà verso un aumento dell'euroscetticismo e una disgregazione dell'Unione".