"Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani", intervista a Carrano

L'intervista a Patrizia Carrano, autrice di "Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani"

Di Oriana Maerini
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Anna Magnani, l'intervista all'autrice Patrizia Carrano

Se in Italia abbiamo avuto una immensa attrice, in grado di abbracciare ogni specifico dello spettacolo italiano (rivista, teatro classico, cinema e, sul finire di carriera e di vita, persino televisione), questa è stata Anna Magnani, di cui quest’anno sono i cinquanta della morte. Fosse stata americana, inglese o francese avrebbe qualsiasi cosa intitolata lei, da noi è amata ma con quel distacco ingiustificabile che i miti non meritano.

Interprete appassionata di lungometraggi di fama internazionale, Nannarella, come venne ribattezzata, per fortuna è stata raccontata - come nessuno ha saputo fare - dalla giornalista e scrittrice Patrizia Carrano in Tutto su Anna La spettacolare vita della Magnani (Vallecchi Firenze editore), una biografia – con introduzione di Federico Fellini, come già nella prima edzione del 1982 – alla quale anche volendo non si riuscirebbe a trovare un difetto. Un testo cult, come l’ha definito il critico Maurizio Porro del Corriere della sera, in grado di restituirci la donna, l’attrice, la madre.

Magnani è stata una donna difficile. Diciamo caratteriale. Crede che le sue bizze sarebbero tollerate nel cinema di oggi?

Il cinema di un tempo non aveva i tempi stretti di quello attuale.  La lavorazione durava anche dieci settimane, di sei giorni l'una. C'era più  spazio per  gli spigoli caratteriali di una prima donna. Magnani  veniva presa con le sue qualità e i suoi difetti. Ma quando fece i quattro film per la tv, non tardò mai un minuto.

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Quali sono state, per le sue convinzioni di critico cinematografico, le pietre miliari della sua carriera cinematografica?

Secondo me il film che meglio la rappresenta è senza dubbio Bellissima, di Luchino Visconti. E il dittico Amore di Roberto Rossellini. Non va neppure dimenticata Roma città aperta, che è però un film corale. Anche se la corsa di Anna dietro il camion dei nazifascisti è diventata una vera e propria icona del neorealismo.

Forzando il giudizio, sceglie istintivamente la Magnani pop, magari in coppia con Totò, o quella dell’intellettuale Pasolini?

Messa alle strette, scelgo la Magnani in coppia con Totò. Ma sia Risate di gioia che Mamma Roma non sono dei film davvero risolti. Meglio allora la Magnani soubrette in Teresa Venerdì, di De Sica. Che della sua capacità di ironia aveva subito capito tutto.

Come madre la si immaginerebbe molto simile alla protagonista di Bellissima di Visconti. È sbagliato?

La protagonista di Bellissima cerca un riscatto sociale attraverso la sua bambina. La Magnani, che ha avuto Luca quando era celebre,  non doveva riscattarsi da nulla. Ha amato suo figlio con tenerezza, voracità, passione, attenzione. Se si vuole, gli stessi sentimenti che ha provato per gli uomini che le sono stati accanto.

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Fellini, che firma la sua introduzione, non la diresse mai in un grande ruolo… come si spiega?

Fellini ha frequentato Anna in diverse epoche della sua vita, ha scritto uno dei due episodi di Amore,  in cui ha recitato accanto a lei, e l'ha voluta per chiudere il suo film Roma. Credo che nessuno più di lui - che è stato un genio assoluto - abbia potuto comprenderne il carattere, le fragilità,  e assieme la potenza caratteriale.

Nonostante la sua passionalità, non ebbe granché fortuna negli amori. Quanto si deve al suo carattere e quanto alla natura infida dei vari Rossellini, Serato e simili?

Magnani non era fatta per essere felice. Troppo discontinua nel carattere, troppo moderna nei rapporti, troppo prepotente. Certo, il tradimento di Rossellini fu plateale: tradiva la donna e anche l'attrice. Ma io credo che anche senza la Bergman si sarebbero lasciati comunque. Magari più in là.

Cosa piacque di più di lei agli americani?

Prima di piacere agli americani, Anna piacque a Tennessee Williams,  che  inventò per lei un personaggio di italiana così come lo volevano e lo immaginavano  gli americani: appassionata, viscerale, mediterranea. E lei se la cavò benissimo. Fu la prima attrice non di lingua inglese a vincere l'Oscar.

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Lei è una romanziera, quali sono gli aspetti narrativi più interessanti della spettacolare vita della Magnani?

La storia di Magnani è melodramma puro, venato però di ironia e istrionismo: figlia non  riconosciuta dal padre,  abbandonata dalla madre, con molti  amori turbinosi... E poi, la  malattia di suo figlio, la solitudine degli ultimi anni... cosa chiedere di più? Quello di Magnani è il romanzo di una vita. Io non ho dovuto fare altro che raccontarlo.

In questi cinquant’anni dalla morte, al di là della innegabile fortuna del suo libro, la fama e la considerazione della Magnani sono cresciute sia da noi che fuori dei confini nazionali?

Quando, alla fine del '79 cercai un editore interessato alla biografia di Anna, faticai moltissimo. Eppure venivo da due buone affermazioni editoriali. Gli italiani, contrariamente ai cugini francesi, hanno la memoria corta. Però è vero che oggi Magnani è iscritta in un firmamento indelebile: Penelope Cruz dice di ispirarsi a lei.  Frances McDormand ha dichiarato di apprezzarla straordinariamente.

Perché nessuno ancora è riuscito a realizzare un grande film sulla vita dell’attrice? Almodovar potrebbe essere il regista adatto secondo lei, o chi altri?

I biopic sulle attrici sono difficilissimi. E di solito non vengono bene. Meglio raccontare creatrici come Cocò Chanel, oppure cantanti come Judy Garland.  Però mi sembra giusto ricordare che in Celluloide, il film di Carlo Lizzani sulla lavorazione di Roma città aperta, Lina Sastri interpretò una Magnani molto credibile. Personalmente la trovai bravissima.

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