Covid, Oms attacca la Cina. Il WEF a Pechino: rimosse le domande scomode

La fiera dell’ipocrisia. OMS: la Cina sa come è nato il Covid ma nega le informazioni. E a giugno sbarca il WEF di Schwab che parla della crisi con la pandemia

di Antonio Amorosi
Coronavirus

La Cina ha la chiave per comprendere le origini del Covid-19, ora lo dice anche il capo dell’OMS. E il World Economic Forum (WEF) di Schwab arriva a Pechino e fa finta di niente

 

Il filosofo napoletano Giambattista Vico spiegava: “La meraviglia è figlia dell’ignoranza e quanto l’effetto ammirato è grande tanto più a proporzione cresce la meraviglia”.

In queste ore il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha sollecitato la Cina a condividere le proprie informazioni sulle origini del Covid-19: "Se lo facessero, allora sapremo cosa è successo o come è iniziato".


 dal sito del WEF

A chi gli chiedeva chiarezza sull’origine del virus Ghebreyesus ha confermato: "Senza pieno accesso alle informazioni di cui dispone la Cina, non si può dire questo o quello". Un cambio di posizione netto rispetto al passato, quando elogiava Pechino per la trasparenza.

Ghebreyesus: "Tutte le ipotesi sono sul tavolo. Questa è la posizione dell'OMS ed è per questo che abbiamo chiesto alla Cina... di cooperare". Della serie: la Cina ha informazioni che permetterebbero al mondo di capire l’origine del Covid, anche per poter prevenire altre pandemie, ma non le condivide.

In queste ore poi è caduta anche l’ultima impalcatura che teneva in piedi l’ipotesi dei cani procioni, risultati positivi per SARS-CoV-2, quali probabili “trasmettitori” della malattia all’uomo.

In uno studio (senza revisione paritaria) pubblicato questa settimana dalla rivista Nature, proprio gli scienziati del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno contestato le scoperte del team internazionale che sosteneva la tesi “procioni”.

Il virus è stato identificato per la prima volta nella città cinese di Wuhan nel dicembre 2019, con molti che sospettavano si fosse diffuso in un mercato di animali vivi prima di diffondersi in tutto il mondo e uccidere quasi 7 milioni di persone.

Il mese scorso i dati sui primi giorni della pandemia di Covid sono stati caricati da scienziati cinesi in un database internazionale. Ma ai dna di più specie animali pubblicati non sono seguite le prove effettive che dimostrasse che gli animali erano davvero infetti. I campioni sugli animali sono stati prelevati anche un mese dopo la diffusione del virus tra umani. Quindi anche se fossero stati positivi al Covid, gli animali avrebbero potuto contrarre il virus dall'uomo e non il contrario.

L'OMS sta lavorando con gli scienziati di settore per saperne di più sui primi casi di Covid del 2019, così come conoscere le informazioni sull'ubicazione delle prime persone infette.

Intanto il responsabile tecnico dell'OMS per il Covid-19, Maria Van Kerkhove, ha confermato alla stampa internazionale le parole di Ghebreyesus: le ultime informazioni cinesi hanno offerto alcuni "indizi" sulle origini ma nessuna risposta. L’OMS avrebbe anche chiesto più informazioni nel dettaglio al Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti che in un recente studio ha sostenuto l’ipotesi della fuoriuscita da uno dei laboratori cinesi quale opzione più probabile sull’origine del virus.

I media occidentali sembrano però aver rimosso il tema, con una coltre di silenzio calata sulla Cina. Anzi meglio, dal 27 al 29 giugno a Tianjin, città cinese di 13 milioni di abitanti si terrà la prossima riunione del World Economic Forum (WEF) di Klaus Schwab e company, la cosiddetta “Summer Davos”.

“L’economia globale si trova in un momento cruciale di trasformazione”, recita sul suo sito il WEF, “i modelli aziendali e industriali consolidati non solo sono stati messi alla prova dalla pandemia COVID-19, ma sono ora messi alla prova da un ambiente geopolitico e geoeconomico più competitivo”.

“Il Meeting riunirà oltre 1.500 leader globali”, scrive ancora, “provenienti da imprese, governo, società civile, organizzazioni internazionali, nonché tra innovatori e accademici, in un momento cruciale per la ripresa economica globale”. Peccato che il summit abbia rimosso le domande scomode rivolte alla Cina.

 

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