Moda, Alessandro Vigilante ad Affari: Elisa, Dua Lipa e... i vip li vesto io

Alessandro Vigilante, uno dei nomi più promettenti della moda italiana si racconta in questa intervista con Affaritaliani.it

Di Monica Camozzi
Dua Lipa - Alessandro Vigilante
Costume

Moda, Alessandro Vigilante: i vip sgomitano per indossare i suoi abiti

Aveva aperto il profilo Instagram da pochi mesi ed erano già arrivata la stylist di Lady Gaga e quella di Beyoncé. Allo stesso tempo, Damiano dei Måneskin. A testimoniare che la “fluidità” non sempre è frutto di una forzatura ideologica: nel caso di Alessandro Vigilante, uno dei nomi più promettenti della moda italiana (finalmente, ndr), la trasversalità scaturisce con naturalezza dal mondo che assedia il suo immaginario fin da piccolissimo, la danza. I suoi corsetti, i suoi tagli cut out, i meravigliosi pantaloni couture abbinati a maglie con la schiena scoperta o a minuscole brassière di jersey rubate a un esercizio alla sbarra ma decisamente urban sotto una giacca strutturata sartorialmente, sono un’emanazione dell’osmosi fra danza e moda che vive fin da infante.

Quando ha battezzato il suo blazer a schiena nuda, dedicandola alla coreografa Carolyn Carlson, ha detto “ho in mente le sue esibizioni in abito lungo a schiena nuda, perché per me la schiena parla, come se raccontasse le fatiche, il sudore, l’espressività, l’energia”. E lui stesso, da ballerino qual è, era a schiena nuda durante la presentazione di Milano Moda Donna, conversando amabilmente con Malika Ayane (in bianco), Noemi (in fucsia) e la top Bianca Balti, avvinte dalle sue creazioni inconfondibili.

Alessandro Vigilante, l'intervista al nuovo talento della moda italiana e mondiale

Pare che le celebs sgomitino per avere indosso un tuo abito…
Diciamo che sono arrivate con grande semplicità: fra i primi, Elodie, Elisa e Damiano, che con uno dei miei capi ha girato il primo video del disco che lo ha portato alla fama. Ma mi hanno scoperto abbastanza velocemente anche personaggi come Kylie Jenner o Dua Lipa.

Come lo spieghi?
Non lo so, avevo 5.000 followers e tanta passione. Dall’età di tre anni che disegno, da poco più che ballo. Al liceo ho avuto una grande fortuna, sapevo già cosa fare, moda e danza mi accompagnano da sempre.

E come mai gli uomini adorano i tuoi corsetti?
In effetti ho spesso richieste dal mondo maschile: ho fatto un pezzo custom per Blanco, ho avuto richieste da Leo Gassman, D’Argen D’Amico ha indossato un mio abito a Sanremo. Forse, ancora una volta, questa naturalezza attinge alla danza: l’archetipo del corsetto nasce con Jiri Killian, un coreografo famosissimo del Nederlands Dans Theatre, famoso per avere varato una danza contemporanea espressione di pura estetica. Qui forma e linea si accordano perfettamente e il corsetto risulta naturale.

Dargen D'Amico
 

Sei un ex ballerino professionista come mai hai lasciato?
Si, ho avuto modo di studiare con maestri eccezionali come i danzatori del Wuppertal Dance Theatre di Pina Bausch, ma a un certo punto è stato fatale passare all’altra mia grande passione, la moda. Sono sempre stato affascinato dalla linea delle gambe nel movimento, dalla forma, dai cut out che delineano la plasticità anatomica. Vedo corpi danzanti meravigliosi, di qualsiasi conformazione, altezza o peso, ognuno ha un suo movimento unico. Per questo mi piace che i miei capi siano indossati da chiunque lo desideri, senza limiti.

Kim Kardashian si compra i tuoi capi a Los Angeles, sei in negozi mitici come Luisa via Roma, Antonioli, come sei arrivato così velocemente a questi traguardi?
Ho lavorato per tanti anni, circa dodici, presso brand come Dolce&Gabbana, Gucci e Philosophy di Lorenzo Serafini finché un giorno ho preso un foglio bianco e mi sono chiesto chi sono? Cosa voglio fare? Ho sentito un po’ di persone, ognuna mi consigliava una cosa diversa, finché sono approdato dai professionisti che mi hanno aiutato a sostanziare il sogno, credendo in me e appoggiandomi. Sei riuscito a innovare, hai creato uno stile nel marasma di proposte che si vedono.

Che tessuti usi?
Quelli più classici come la lana tailoring, il jersey di viscosa e la georgette di seta sono accostati a matriali innovativi come il jersey scultoreo, che permette di realizzare blazer taglio vivo, sfoderati. Ma anche neoprene e lattice naturale. Sono attento affinché i processi siano sostenibili.

Cosa ti aspetti, visto il successo repentino?
Non ho aspettative troppo alte, creano delusioni e ne soffrirei. A un certo punto ho fatto una scommessa su di me, ho preso ciò che avevo e lo ho investito, sono consapevole che il percorso della moda non è semplice. Vedremo. Il sogno supremo è poter aprire una scuola di danza che contenga anche l’atelier. Magari in un posto dove ci sia il mare.

Tags:
alessandro vigilantemoda