Brandizzo, la dirigente che negò il nulla osta: "Ho fatto ciò che potevo fare"

Vincenza Repaci, 25 anni, era di turno lo scorso 30 agosto quando è avvenuta la tragedia sui binari

Di Redazione Cronache
Vincenza Repaci Dirigente movimento RFI
Cronache

Strage di Brandizzo, parla la dirigente Rfi Vincenza Repaci: "Mai detto che il binario fosse interrotto"

Ha voluto ripercorrere ancora una volta i momenti precedenti alla strage di Brandizzo,  Vincenza Repaci, la 25enne dirigente movimento della stazione di Chivasso di turno il 30 agosto, quando nella notte sono morti cinque operai, investiti e uccisi sui binari da un treno. E lo ha fatto ai microfoni del Tg1, confermando di non aver mai dato l'ok all'inizio dei lavori vicino alla stazione piemontese.

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Nel server di Rfi, infatti, le sue telefonate in cui la donna diceva per tre volte al tecnico addetto alla scorta di cantiere Rfi Antonio Massa di aspettare e non iniziare i cantieri sul binario di Brandizzo, erano già registrate: “Aspetta, non c’è interruzione, devono passare ancora due treni e uno è in ritardo”. A quell’ora però mentre i due parlavano al telefono i cinque operai della Sigifer erano già sui binari: sbullonavano, liberavano la massicciata dalle pietre. Li inquadra la telecamera dello scalo ferroviario acquisita dai pm di Ivrea che indagano per omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale. E lo conferma il video testamento di Kevin Laganà, 22 anni, la più giovane delle vittime che pochi minuti prima dello schianto, sul suo canale Instagram trasmetteva immagini dal binario della morte. Si sente Massa che dice: “Se vi dico treno, buttatevi di là”. Repaci a tal proposito ha spiegato: “Ci sono dei regolamenti che vanno rispettati anche perché si è ben consapevoli che ci sono di mezzo delle persone e le loro vite”.

E ha aggiunto: “Sono consapevole di aver fatto il mio lavoro nel migliore dei modi rispettando il regolamento. Più di quello non avrei potuto fare”. Anche per questo Repaci è rientrata a lavoro pochi giorni dopo la tragedia: “Sono comunque rientrata in servizio perché ritengo che, avendo fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità, sia giusto cosi”.

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