"Caso Orlandi? Forze sconosciute me l'hanno tolto". Parla l'ex procuratore

Giancarlo Capaldo svela: "Qualche prelato sa e ha fatto anche carriera. La Chiesa non ha mai collaborato, io ero vicino alla verità ma sono stato fermato"

Cronache

Orlandi, l'ex titolare delle indagini accusa: "Nella Chiesa qualcuno sa"

Il Vaticano ha deciso di riaprire il caso Emanuela Orlandi. La decisione è stata presa all'improvviso e la stessa famiglia della ragazza scomparsa nel 1983 non era neanche stata informata. Adesso a rompere il silenzio è chi questa vicenda la conosce molto bene, si tratta dell'ex titolare delle indagini, l'ex procuratore Giancarlo Capaldo. "Credo - spiega Capaldo a La Stampa - che Emanuela sia entrata, con l’ingenuità dei suoi quindici anni, in un gioco troppo più grande di lei. Ritengo che sia stata sequestrata a fini di ricatto e poi riconsegnata da Renato De Pedis a qualcuno inviato dal Vaticano. Temo che, successivamente, sia morta. E' un segnale forte che il Vaticano, inaspettatamente, sua sponte, apra per la prima volta un’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela. Avevamo iniziato un percorso comune che, purtroppo, si è interrotto in modo brusco e poco chiaro. I fatti mi fanno concludere che, nel corso degli anni, il Vaticano non ha mai realmente collaborato".

"Ho avuto libertà - prosegue Capaldo a La Stampa - di indagare solo dal luglio 2008 al marzo 2012. La mia amarezza più grande è stata quella di essere arrivato a un punto di svolta e non essere riuscito a realizzarla per l’intervento di forze sconosciute, anche se individuabili. È passato molto tempo, ma credo che all’interno del Vaticano vi siano ancora persone che conoscono la verità, alcune direttamente e altre indirettamente. E conoscere la verità, con particolari dettagli, per taluni è stato decisivo nella carriera. Mi auguro che si arrivi alla verità, ma credo che sia molto difficile ancora per molti anni. Spero solo che la famiglia possa ritrovare il corpo della ragazza per raggiungere l’unica pace possibile con la preghiera".

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