Colosseo sfregiato dai "barbari" del XXI secolo: la politica batta un colpo

Imbratta il Colosseo con delle chiavi, ora rischia il carcere: per salvare il Paese dalle barbarie servono politiche lungimiranti e leggi efficaci. Analisi

di M. Alessandra Filippi
Roma, un turista sfregia con le chiavi una parete del Colosseo
Cronache

Sfregio al Colosseo e l'effetto overtourism: le invasioni barbariche del XXI secolo

Per le decine di milioni di turisti in transito nella capitale, l’Anfiteatro Flavio è, insieme alla basilica di San Pietro, il simbolo di Roma. Soprannominato fin dal Medioevo Colosseo, a ragione delle sue mastodontiche dimensioni, rappresenta uno di quei “punti premio” senza il quale almeno 7 milioni e mezzo di quest’orda barbarica non può tornare a casa.

Pur di farsi un selfie nella sua leggendaria cavea, spesso in pose demenziali che scimmiottano redivivi gladiatori, sono disposti a fare ore di fila sotto un caldo sahariano d’estate o una pioggia sferzante d’inverno. Come accade ormai quasi dappertutto, o almeno ovunque quest’orda arrivi, circa il 90% di loro non sa nulla del luogo che sta per visitare, e ancora meno ha consapevolezza della sua importanza. Per questi barbari del XXI secolo è come stare in un parco giochi tematico della storia e dell’arte, un luna park dove dare sfogo a tutte le ossessioni represse, compresa quella di lasciare un segno del proprio passaggio.

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È quello che è successo qualche giorno fa su uno dei mattoni del Colosseo, sopra il quale un turista non ancora identificato, armato di chiavi, ha inciso per i posteri la scritta “Ivan + Hayley 23/6/23”. L’improvvisato incisore per amore è stato ripreso da un altro barbaro - non si sa se amico o semplice passante -, il quale invece di denunciare o chiamare le guardie, ha pensato bene di postare il video su uno dei suoi canali social e condividerlo con l’universo mondo. Come è ovvio che sia, è diventato subito virale e ha fatto il giro del web, arrivando fino al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la cui dura reazione è tuonata da Twitter.

L’intrepido incisore, potenzialmente, rischia una multa salata e persino la prigione ma siccome da noi non c’è certezza della pena e tanto meno della multa, quand’anche venga identificato, tutto finirà a tarrallucci e vino.

La storia si ripete. Basta andare indietro di qualche anno: nella primavera del 2019 una turista israeliana ha pensato bene di incidere con una pietra le iniziali del marito e dei figli su uno dei pilastri interni del Colosseo. Anche in quel caso, al di là delle indignazioni espresse dai rappresentanti delle varie istituzioni, benché subito scoperta dalla vigilanza interna e denunciata dai Carabinieri per danneggiamento aggravato, la vandala è rientrata nel suo paese senza subire gravi conseguenze.

Il punto è che se non c’è nessuno a far rispettare la legge e le regole che salvaguardano il nostro patrimonio, quest’orda barbarica, incolta e incivile, continuerà a comportarsi nell’unico modo che gli è proprio: da primitivi sottosviluppati. E qualunque ministro si avvicenderà sulla poltrona della Cultura, potrà tuonare tutta l’indignazione che vuole dai suoi canali social ma non sortirà altro effetto che quello di un impercettibile solletico. Più che tuoni virtuali, qui sono necessari e urgenti provvedimenti reali efficaci e scelte politiche lungimiranti in grado di salvare il salvabile del nostro Paese, delle nostre bellezze paesaggistiche e delle nostre città dalla sempre più famelica e mostruosa industria del turismo di massa.

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