Eternit, chiesto l'ergastolo per Schmideiny. "Agiva come un colonialista"

“A Casale operava come un colonialista è una strage dell’uomo, non dell’amianto”

Cronache

Processo Eternit bis, chiesto l'ergastolo per Schmideiny

I pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare hanno chiesto l’ergastolo per Stephan Schmidheiny, ultimo patron di Eternit. La richiesta è arrivata al termine delle requisitorie davanti alla Corte d’Assise di Novara riunita nell’aula magna dell’Università del Piemonte Orientale. Schmidheiny, nel processo bis per le morti nel Casalese, dove aveva sede la fabbrica, era alla sbarra con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale di 392 persone. 

Come hanno sempre spiegato i rappresentanti dell'associazione Familiari e Vittime Amianto, si tratta solo di una parte delle vittime (quasi 3.000) che, in tutti questi anni, sono state colpite, oltre che dal mesotelioma, da asbestosi e tumore al polmone. Eternit ha operato a Casale Monferrato per 80 anni, fino al 1986, quando falli' per auto istanza. Tutti gli stabilimenti italiani chiusero nel giro di 6 mesi.

Durissimo il discorso dei pm, riportato da La Stampa: "Una strage. «Non dell’amianto, ma dell’uomo», hanno detto i magistrati. Di un magnate, Schmidheiny, «simbolo macabro di una certa imprenditoria colonialista che di tutto era consapevole perché per 20 anni gli era stato relazionato di come la gente a Casale stesse morendo per l’amianto e invece ha cercato di barcamenarsi tra i rischi che conosceva accettando che tutto ciò avvenisse e la sopravvivenza sul mercato»".

Nel gennaio del 2020, Schmidheiny era stato rinviato a giudizio dal gip del tribunale di Vercelli, Fabrizio Filice, in accoglimento della richiesta formulata dalla procura vercellese e dal sostituto procuratore di Torino Gianfranco Colace. Parti lese in questo procedimento penale sono i familiari delle vittime, numerosi Comuni del Casalese, sindacati e associazioni. 

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