Festini Genova, "giusto un pompino e via. Cena normale? Un cazzo". Le chat

Una escort decide di parlare e riconosce in foto il presidente del Porto antico Ferrando: "Era con noi". Lui smentisce tutto. Le intercettazioni

Di Redazione Cronache
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Festini Genova, una escort allo scoperto: "Ecco cosa accadeva davvero in quelle serate in villa"

L'inchiesta sui festini di Genova che ha portato all'arresto dei due presunti organizzatori, Alessandro Cristilli e Christian Rosolani, si allarga. Parlano le escort inviate a queste serate in villa e spuntano le intercettazioni. Una delle ragazze - si legge su La Verità - parla al telefono con Jessica, una delle collaboratrici dei due finiti in manette. "Confermati, confermati proprio! Facciamo la serata in un appartamento da loro a Nervi, lì che sono molto tranquilli e molto "tra di noi", quindi - dice la ragazza - anche la serata compresa, quindi molto sciallo...cioé nel senso...guarda come mi ha detto lui adesso...giusto un pompino e via. Così al massimo". A fronte di un compenso di 400 euro. La ex escort ("ora ho cambiato vita"), conferma tutto.

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"Ero presente a quella serata - dice a La Verità - ma non ricordo i nomi degli uomini erano con me quella sera". A questo punto il giornalista le invia una foto con dei presunti partecipanti, pezzi grossi della Genova vip, non solo il vicepresidente leghista Piana. Lei riconosce due di queste persone, ma non Piana: "Loro erano presenti". Si tratterebbe del notaio Piero Biglia, che però in Procura ha negato tutto: "Solo una cena di lavoro" e di Piero Ferrando, presidente del Porto Antico di Genova. La ragazza al telefono conferma che non era una semplice cena: "Spogliarelli, nulla di che". Ma poi, quando le viene riportata la tesi di Biglia "normale cena di lavoro", la ragazza sbotta: "Chiederò i danni perché io ero lì perché ero stata chiamata. Cena normale? Un cazzo. Cristilli ci ha usate per scopi lavorativi". Sulla richiesta di chiarimenti a Ferrando arriva la minaccia di querele: "Non so di cosa stiate parlando". Lui smentisce con forza ogni addebito.

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