Giulia Tramontano, Bruzzone: "Ecco come smascherare il narcisista maligno"

La criminologa e psicologa forense dialoga con Affaritaliani.it sull'omicidio di Senago, e rilancia la proposta del direttore Perrino

di Eleonora Perego
Cronache

Omicidio Senago, la criminologa Roberta Bruzzone ad Affari: "Narcisisti maligni? Ecco l'identikit per riconoscerli"

Lo hanno scritto i pm, negli atti con cui hanno chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per aver ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi: “Alessandro Impagnatiello ha dimostrato una spiccata capacità manipolatoria e ingannatrice”. Lo hanno detto i suoi amici, che con le loro testimonianze ritraggono il seducente barman milanese come uno “sbruffone manipolatore”. Lo hanno confermato le “sue donne”, la madre di suo figlio e la ragazza 23enne americana con cui aveva una relazione parallela a Giulia.

Eppure tutto questo è avvenuto troppo tardi, per la 29enne e il suo bambino, uccisi premeditatamente da Impagnatiello. Si poteva prevenire? Che Impagnatiello fosse un narcisista, un manipolatore affettivo, si poteva capire? E se sì, come? Il direttore di Affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino, nella scorsa puntata di Ore 14 è sceso in campo con un vero e proprio appello alla gente comune ma anche alle istituzioni: serve smascherare, insegnare a riconoscere questi soggetti, perché simili episodi non accadano più. E serve parlarne.

La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, interpellata proprio da Affari, ha abbracciato la battaglia del direttore, per cercare di mettere nero su bianco i tratti distintivi del manipolatore, i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione e le strategie per neutralizzarlo e liberarsene.

Cosa vuol dire essere un “manipolatore narcisista”?

Manipolatore narcisista, narcisista maligno, predatore emozionale sono in realtà termini che nella pratica clinica non sono equivalenti. Ma si parla di predatori delle emozioni altrui perché le rubano e le utilizzano per nutrire un io troppo spesso atrofico, fragile e immaturo. Si tratta di un soggetto improntato a soddisfare i suoi bisogni, totalmente concentrato sulla realizzazione delle sue aspettative e che imposta la relazione volendo sopraffare l’altro, per controllarlo e tenerlo in pugno. Si tratta di persone profondamente egocentriche, completamente focalizzate ad aggredire l’autostima dell’altra persona.

Volendo essere a-tecnici ma chiari, esiste quindi un identikit del “manipolatore affettivo, del narcisista maligno”?

Sicuramente sì. Lo stesso DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ndr) fornisce una serie di tratti molto precisi, di indicatori comportamentali e comunicativi che usiamo anche a livello di diagnosi psichiatrico-forensi.

Quali sono i segnali rivelatori del narcisista maligno?
Per quanto riguarda i rapporti di coppia, che poi sono i casi più frequenti di manipolazione affettiva, fin dalle prime uscite il soggetto metterà in atto tutta una serie di comportamenti “tipici”. Che iniziano dalla seduzione, dal far credere alla vittima di aver incontrato la persona migliore del mondo. Inizia poi l’aggressione all’autostima, con svalutazioni volte a portare la vittima a pensare che non valga nulla fuori dal legame con il narcisista.

Man mano che la frequentazione va avanti si assiste a comportamenti via via sempre più gravi con l’obiettivo di portare l’altra persona a dubitare di sé, del suo valore, della sua capacità di valutazione e di scelta. Il manipolatore cerca di stringere il più rapidamente possibile il legame affettivo perché è consapevole che più è profondo il rapporto, più è in grado di esercitare il suo potere.

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Quindi il campanello d’allarme può suonare ben presto, dalle prime fasi della relazione …

Sì, anche se non è facile riuscire a riconoscere subito il predatore. Questo accade perché il carnefice, per poter ‘assoggettare’ ha bisogno prima di conquistare. E questo tipo di soggetto riesce ad instaurare un rapporto perché si pone in maniera perfetta nella fase iniziale della relazione. Si parla, infatti, di “love bombing”, di bombardamento di stimoli favorevoli anche oltre ogni immaginazione. Questo, già di per sé, dovrebbe creare qualche sospetto: quando qualcosa è troppo bello per essere vero, infatti, la fregatura è dietro l’angolo.

Il manipolatore affettivo, all’inizio si presenta come il partner, l’amico, il collega perfetto: è pieno di attenzioni, ascolta, non è mai in disaccordo con la preda. Tutto ciò al solo scopo di far nascere nella vittima un senso di fiducia e protezione che la renderà dipendente e vulnerabile, e che la porterà ad allontanarsi completamente dal proprio contesto affettivo, sociale e familiare.
Si parla di soggetti che intorno a loro creano un vuoto emotivo. La vittima avrà la sensazione che per quanto si attivi, si impegni ad assecondare le richieste di questo soggetto non sarà mai nulla abbastanza.

E dopo?

Poi cominciano offese, insulti, l’esagerazione di circostanze volte a far sentire in colpa la vittima. A quel punto questa, completamente assuefatta al narcisista maligno, annienterà se stessa assecondando ogni sua richiesta e credendo fermamente a tutto ciò che il carnefice dice per timore di deluderlo e allontanarlo, per evitare di perdere la sua approvazione, per scongiurare le rappresaglie nei suoi confronti.

Il narcisista maligno, il manipolatore affettivo, può diventare pericoloso quindi …

Assolutamente sì, anzi ho potuto constatare che la maggior parte dei soggetti che avevano commesso atti violenti, per arrivare addirittura all’omicidio, in genere manifestavano una personalità narcisistica ed erano tutti molto abili a manipolare la vittima sotto il profilo affettivo.

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Ma perché può diventare violento?

Perché il narcisista maligno, soprattutto se maschio, quando sente crollare sotto i piedi il teatrino che ha creato, quando si sente smascherare, è molto probabile che diventi aggressivo sul piano fisico. Come è successo nel caso di Giulia Tramontano: l’elemento che mi ha portato immediatamente a pensare che la ragazza non avesse nessuna realistica possibilità di sopravvivenza è stato che la scomparsa avveniva in maniera contestuale all’emersione della doppia vita che questo soggetto conduceva. Un narcisista come lui, messo di fronte a un bivio, a una situazione che non può tollerare e che non è in grado di affrontare in modo funzionale diventa assolutamente distruttivo, elimina l’ostacolo. Lei era un ostacolo, e un ostacolo molto serio.

Bruzzone, ma si nasce o si diventa manipolatori?

Manipolatore non si nasce ma si diventa e spesso lo si diventa perché si è stati esposti a un modello genitoriale disfunzionale. Questo non coincide assolutamente con un contesto familiare degradato; anzi, paradossalmente i futuri narcisisti nascono e crescono in famiglie che li portano a credere di essere più di quello che sono, di avere qualità superiori di quelle che realmente possiedono. E quindi iniziano a sviluppare un falso sé perché temono di essere visti per quello che sono.

Il narcisismo non risparmia alcuna categoria sociale, anagrafica, culturale. Anzi, quanto più la persona in questione è apparentemente dotata sotto il profilo culturale e socioeconomico, tanto più può diventare pericolosa per la sua sventurata vittima. E c’è di più: il fenomeno sta assumendo dimensioni sempre maggiori, perché mi sono accorta - e i dati clinici ce lo restituiscono - che quest’epoca è particolarmente propensa, per tutta una serie di congiunture, a produrre soggetti con tratti narcisistici, fino ad arrivare a un disturbo narcisistico vero e proprio.

Si può arginare questo fenomeno? E come?

È alquanto improbabile che venga introdotto un reato di “narcisismo maligno”, anche perché non si può arrestare una persona solo perché narcisista, o manipolatore. Inoltre uno dei principali problemi con i manipolatori affettivi e narcisisti maligni è proprio fare una diagnosi del disturbo di cui soffrono, perché mostrano la loro reale personalità e pericolosità solo in certi contesti.

Però, essendo un tipo di disturbo che può sfociare in condotte particolarmente aggressive e distruttive, quello che si può e deve fare è spiegare ai genitori di cambiare la loro strategia educativa: per come agiscono non aumentano la loro autostima, ma spesso creano dei mostri.

Inoltre è fondamentale parlarne ovunque sia possibile restituire consapevolezza, in tv, nelle scuole, perché una problematica centrale che riguarda la violenza, non solo quella fisica, ma anche quella psicologica. Se non è detto che si arrivi alla violenza fisica, infatti, è anche perché la violenza psicologica esercitata conduce la vittima a sviluppare un’idea di sé grandemente deficitaria, a sottomettersi completamente al manipolatore. A questo punto neppure serve la violenza fisica, perché tanto la vittima è completamente soggiogata.

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Cosa si deve fare quando ci si rende conto di avere a che fare con un narcisista maligno?

È importante saperli smascherare il più rapidamente possibile, e una volta fatto allontanarli dalla propria sfera emotiva è l’unica strada percorribile per salvarsi davvero. In questo caso, prevenire diventa l’unica cura possibile”. Interrompere ogni tipo di relazione con il carnefice. Anche perché un manipolatore affettivo non cambierà mai.

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