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Fenomenologia di Massimo Giannini: "lo chiamavano Jeeg Robot" e...

Di Giuseppe Vatinno

Massimo Giannini, dal crollo di vendite de La Stampa al Tapiro d’oro gigante proiettato Sulla facciata dove ha sede il quotidiano

Fenomenologia di Massimo Giannini

Prendiamo spunto da un simpatico fatto di cronaca avvenuto appena una settimana fa a Torino. Sulla facciata dove ha sede il quotidiano La Stampa è stato proiettato un Tapiro d’oro gigante in segno di solidarietà per i giornalisti costretti ancora a sopportare il loro direttore, Massimo Giannini, che tra l’altro è responsabile di un crollo delle vendite e che dopo aver pubblicato qualche mese fa un articolo pieno di inesattezze –così riporta il sito di Striscia la Notizia- si ostina a negare il diritto di replica alla celebrata trasmissione che ormai in Italia ha sostituito nell’immaginario collettivo il concetto stesso di Giustizia.

Ma chi è Quinto Massimo Decimo Giannini, il gladiatore della notizia? Nasce già di sinistra a Roma e si piazza a Repubblica di cui diviene vicedirettore e si applica principalmente di politica ed economia. Non disdegna la TV e prende il posto di Giovanni Floris su La7 dove conduce DiMartedì con risultati imbarazzanti.

Quando Carlo De Benedetti molla Repubblica ai figli e questi la rivendono agli Agnelli, Giannini diventa direttore de La Stampa, ma è costretto a trasferirsi nell’odiata Torino lasciando l’amata Roma. Un vero trauma per lui che voleva invece diventare il direttore di Repubblica proprio nella Capitale. La città dei gianduiotti non solo non lo seduce, ma anzi lo irrita, accentuando alcuni aspetti spigolosi del suo carattere. Soprattutto le nebbie autunnali del Nord non lo ispirano, lui abituato alle feste de noantri e alla porchetta di Ariccia innaffiata col vino dei Castelli. Oltretutto a Torino c’è la Juventus (e Cazzullo) che per un romano e romanista è sempre vista con il fumo negli occhi.

I suoi tratti fisici sono statuari, proprio da antico romano. Ma più che a Cesare assomiglia a qualche imperatore minore e un po’ bislacco, come ad esempio Commodo. Proverbiali le sue ire in redazione, precedute dal temuto innalzamento del sopracciglio. Progressista indomito, ha tutte le caratteristiche negative del radical chic d’annata, del capalbiano convinto. Piglio superbo, puzza sotto il naso, capello perfetto che pare Capitan Futuro al secolo Daniele De Rossi, non ha un capello fuori posto e si presenta sempre in giacca e cravatta peggio di Luigi Di Maio che ora nel golfo si spera addiverrà a più miti consigli.

Massimo Giannini sa tutto e fa concorrenza a ChatGPT

Giannini ha un aplomb tutto d’un pezzo e può essere considerato il prototipo di quella Intelligenza Artificiale di cui ora tutti parlano. Sa tutto, conosce ogni cosa, interviene su ogni argomento e preoccupa gli sviluppatori americani di ChatGPT che lo vedono come un pericoloso concorrente. Compone editoriali, elzeviri, articoloni, articolesse, colleziona presenze televisive seriali, preoccupando oltre che la IA, anche la più umana Agnese Pini, direttrice di un numero sterminato di giornali e rotocalchi.

Giannini in studio è incontenibile e bisogna capirlo -povera stellazza- lui sa tutto e appena l’interlocutore comincia a parlare sa cosa gli sarà domandato e –quello che è più importante- sa già anche la risposta. E quindi non riesce a contenersi e freme e col caldo si agita peggio di Calenda. I più cospirazionisti dicono di lui che è la prova provata che i Transumanisti erano già giunti alla Intelligenza Artificiale da anni e che gli fu impiantato un chip da un medico pazzo in una baracca sulla Tiburtina.

Ma sono solo voci non confermate.

Lui è un Cyborg della conoscenza, a Roma “lo chiamavano Jeeg Robot” e si occupava di Tutto. E guai se c’era un migrante, un extracomunitario o un sindacalista di colore in (apparente) difficoltà: lui lo invitava, gli faceva le domande e poi lui stesso gli dava le risposte. All’attonito ospite non restava che tornare a raccogliere i pomodori nei campi assolati della Puglia, cercando di capire dove avesse sbagliato. Ma non era colpa sua: aveva solo incontrato il prototipo della Intelligenza Artificiale.