Argentario misteri. Porto Ercole: le "c" diventano "q", il mega progetto degli svedesi storpiatori
Porto Ercole diventa... svedese: maxi-investimento su spiagge e hotel
Il mega progetto degli svedesi storpiatori
Un nuovo giallo - propizio alla stagione estiva - allieta gli italiani. A Porto Ercole gli “svedesi” – come li chiamano i locali - hanno messo le mani su un gioiello turistico, Porto Ercole, e la loro società “Erqole” ha fatto un accordo con Regione Toscana e Comune.
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Il progetto prevede il recupero dell’area cittadina dell’ex stabilimento di sardine Cirio, naturalmente ridenominato la “Fabbriqua” e il rilancio del vecchio hotel Pedro, che ora si chiamerà naturalmente la “Roqqa”. I lavori fervono da due anni e forse – come avviene al solito in Italia- si aprirà ad agosto, ma appunto il condizionale è d’obbligo. Però a Porto Ercole si teme – giustamente - che fra qualche giorno ci si ritrovi a “Porto Erqole”. Infatti gli svedesi hanno fatto una grande pensata superando la loro atavica freddezza nordica ed hanno cambiato le “c” in “q” nelle lettere dei nomi dei luoghi per favorire la “pronuncia internazionale”, in verità non si sa con quale criterio.
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Adesso non sappiamo se la sciocca iniziativa sia frutto di una strategia pubblicitaria o semplice disprezzo per la lingua italiana ma sta di fatto che i responsabili della Regione Toscana e del Comune di Porto Ercole tacciono sospettosamente. Il sindaco Arturo Cerulli vorrebbe fare di Porto Ercole una “Capalbio di destra”, ne sentivamo proprio il bisogno, ci basta quella di sinistra, covo e sede nei radical chic nostrani ed esteri che girano con le magliette di Soumahoro.
Ma torniamo a questa bizzarria di storpiare i nomi.
I resistenti locali si riuniscono presso il locale bar “Red Star” che si trova sotto la Rocca spagnola, proprio alla fine della passeggiata di Porto Ercole. «Tra poco, se non stiamo attenti cambieranno anche nome al paese», dice uno dei perplessi cittadini. Questa trovata della “quizzazione” dei nomi della perla dell’Argentario non solo non è piaciuta agli avventori del Bar Red Star ma neppure ai cittadini che sono abbastanza perplessi sullo scarso rispetto per la denominazione originale dei luoghi e soprattutto per il nostro idioma.
Gli svedesi puntano pure agli ambitissimi posti barca. Il sindaco Cerulli qui però sa di toccare punti delicati perché in una intervista al Corriere della Sera dice: «Vanno verificate tutte le concessioni e quanto permette il piano regolatore. È un campo un po’ minato”.
Mentre gli svedesi storpiatori del linguaggio di Dante sono anche loro guardinghi: «Ringrazio la regione Toscana e il comune di Monte Argentario per essersi mostrati sin da subito interessati a promuovere questa iniziativa. Con questo progetto ci auguriamo di poter contribuire a restituire a Porto Ercole anche solo una parte della bellezza che questi luoghi ci hanno regalato in tutti questi anni, da quando con la mia famiglia scegliemmo per la prima volta la Toscana come meta di vacanza. E di creare inoltre tanti posti di lavoro nel rispetto dell’ambiente eccezionale di questa isola». A parlare è il fondatore Conni Jonsson che però non deve essere molto esperto di cose italiane.
Perché se vuole portare avanti un progetto così grosso e impattante non solo sull’ambiente ma anche sulla lingua italiana, avrebbe dovuto tenere i riflettori “a fotoni mosci”, cioè non fare tutto questo casino. La trovata del cambio delle “c” in “q” ha infatti attirato l’attenzione di tutti gli italiani su suo progetto di colonizzazione di uno dei più bei luoghi del nostro Paese.