Il Tar sbugiarda la soprintendenza. "Sì al fotovoltaico nei borghi antichi"
La sentenza: "I paesi non devono essere pezzi da museo ma luoghi nei quali la gente deve vivere possibilmente al passo con i tempi"
Tar, la storica sentenza sui borghi antichi. Ecco che cosa cambia
Una sentenza del Tar dell'Aquila segna un punto di svolta storico sugli antichi borghi italiani. La decisione dei giudici è destinata a fare giurisprudenza, perché ha sancito una nuova visione sul rapporto paesaggistico. Ovvero che i paesi trasformati in “borghi” non possono e non devono essere pezzi da museo, insomma, ma luoghi nei quali la gente deve vivere possibilmente al passo con i tempi. Il Tar dell’Aquila ha infatti dato ragione nei giorni scorsi a tre famiglie di Pacentro a cui era stata negata l’autorizzazione ad installare, nell’ambito dei lavori del superbonus 110, tre impianti fotovoltaici sui tetti delle loro case. Secondo la soprintendenza, infatti, i tre impianti da 20 pannelli l’uno, avrebbero inquinato la percezione visiva dei luoghi andando a rovinare i “valori del paesaggio rurale e del paesaggio naturale rappresentati”.
E questo nonostante il progetto presentato fosse quanto il meno possibile impattante, con pannelli non riflettenti e anche mimetizzati nei colori. Il Tar, però, ha dato torto alla soprintendenza stabilendo che il diniego doveva essere motivato nel merito e non in via generica, ovvero con un no generalizzato al fotovoltaico, ma soprattutto stabilendo che l’inquinamento del paesaggio deve essere comunque bilanciato con quello dell’ambiente e della natura. Che insomma meglio una tegola fuori posto, che una nuvola in più di Co2.