Lavoratori fragili: "Non sempre possiamo fare smartworking, servono tutele"
Migliaia di persone affette da gravi patologie in attesa di tutele dallo Stato. La categoria discriminata è quella dei lavoratori in presenza
Cronache
L'appello di un lavoratore fragile che chiede tutele dallo Stato per chi, come lui, non può lavorare da casa
Non esistono lavoratori di serie A e di serie B. Ne è convinto Silvano Antori, portavoce piemontese, oltre che appartenente alla categoria, dei lavoratori fragili che a causa della loro mansione non possono usufruire del lavoro agile, il cosiddetto smartworking. Tale oppurtunità non è più permessa dall’1 luglio 2022, ovvero da quando è decaduto il decreto legge del 17 marzo 2020, introdotto in piena crisi pandemica, che prevedeva una doppia tutela per i lavoratori fragili: da una parte il regime di smartworking per tutti quelle attività lavorative che si possono svolgere da casa, mentre dall’altra, per quei lavoratori con una mansione incompatibile con il lavoro agile, e quindi con una modalità di lavoro necessariamente in presenza, l’assenza per malattia era equiparata al ricovero ospedaliero e come tale non andava a condizionare il comporto di malattia, oltre il quale il dipendente può essere licenziato dal datore.
Di questa seconda categoria fa parte il il signor Antori, il quale, durante un’intervista con Affari Italiani, si è reso portavoce dell’intera categoria che lui rappresenta, in quanto amministratore di diversi gruppi Facebook sui fragili e gli immunodepressi, che contano in totale più di 10mila iscritti. “l lavoratori fragili - spiega - hanno un sistema immunitario indebolito da malattie o cure e il covid è solo un’aggiunta. E’ un qualcosa di peggiorativo, ma ogni qualvolta il lavoratore fragile va incontro a un’infezione da agenti patogeni come virus, batteri o parassiti ha il rischio di andare incontro a una malattia peggiore fino alla morte.” Per questo, il problema non si esaurisce con la fine del covid. Anzi, lo scoppio della pandemia l’ha solo portato alla ribalta.
Ma adesso - è questa la denuncia - il governo non sta tutelando questa categoria di lavoratori che ogni giorno devono scegliere se rischiare il lavoro o la vita. “C’è un silenzio assordante da parte delle istituzioni, della politica, ma anche dei mass media. Spesso, infatti, la notizia che passa sui giornali è che tutti i lavoratori fragili sono tutelati, ma non è così”. Il gruppo di cui fa parte Antori lotta ogni giorno affinché la propria voce venga ascoltata, tramite telefonate ed email alle persone più influenti della politica. E’ stata inviata perfino una lettera ufficiale alla presidenza del Consiglio. Ma al momento nessuna risposta. “Ciò che noi chiediamo è che vadano in primis a sanare questo vuoto legislativo che dura ormai da più di nove mesi, e poi alla stessa stregua chiediamo tutele strutturali e durature nel tempo, che vadano oltre la pandemia”.
“Inoltre - ci tiene a precisare Antori - noi non abbiamo alcun colore politico, però c’è da dire che in campagna elettorale tutti i partiti, compresi quelli che siedono ora al governo, si sono adoperati per maggiori tutele ai lavoratori fragili. C’era addirittura un punto nel programma elettorale di Fratelli d’Italia dedicato ai fragili, quindi il messaggio che a noi è passato è a tutti loro interessasse la nostra categoria. Erano forse solo slogan elettorali?”.
Relativamente al futuro, questi lavoratori non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Anzi. “Il prossimo passo probabilmente sarà quello di costituire un’associazione nazionale, così da avere un riconoscimento legale. Purtroppo in piazza a manifestare non possiamo andare, in quanto sarebbe troppo rischioso per noi”. Ciò che si chiede, dunque, è solo maggiore tutela. “Noi non abbiamo alcuna intenzione di stare sul divano o di essere mantenuti a oltranza con il ricovero ospedaliero che non va a inficiare il comporto o con altre tutele. Siamo persone che hanno voglia di lavorare ed essere utili alla società, ma allo stesso tempo vogliamo poter lavorare in sicurezza, senza rischi di alcun tipo”.