Murgia, il fratello: "Io l'ultimo a sentirla. Le sue ceneri in Corea del Sud"

Cristiano svela dettagli di quei drammatici momenti: "I dolori erano fortissimi e non riusciva più a controllarli. Ma era lei a dare forza a noi"

Di Redazione Cronache
Michela Murgia si è sposata 'in articulo mortis' con Lorenzo (Instagram)
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Murgia, il fratello: "Michela è sempre stata una leader. Vi racconto cosa faceva quando prendevamo il pullmino per andare a scuola"

Si continua a parlare della morte di Michela Murgia, la scrittrice e intellettuale uccisa dal cancro a soli 51 anni che aveva deciso di raccontare la sua malattia. Oltre alla sua famiglia queer c'è anche chi è davvero sangue del sangue come il fratello Cristiano, l'ultima persona che ha sentito al telefono prima di chiudere gli occhi per sempre. "Giovedì mattina, il giorno della morte, - racconta Cristiano Murgia al Corriere della Sera - ha chiamato lei alle 11.14. È stata l’ultima telefonata che ha fatto, mi ha detto Roberto Saviano. Era sofferente perché i dolori erano veramente fortissimi e non riusciva più a controllarli, ma l’ho trovata consapevole, aveva la voce stanca ma serena, e questa cosa è stata molto importante quando poi sono andato da mia madre. Ci ha dato forza, ancora una volta lei a noi, pure in un momento in cui era così debole".

Cristiano poi svela un retroscena sull'ultima richiesta di sua sorella Michela: "Se è vero che mi è stato assegnato il compito di disperdere le ceneri in Corea del Sud? So che è Lorenzo (Terenzi, il marito, ndr) ad avere in mano le volontà di Michela. Se così sarà, sarò orgoglioso e felice di farlo". Il fratello parla anche del funerale e dell'ultimo saluto. "È stato una festa. Del resto era da lei, aggiungere ricchezza. Mi hanno colpito l’amore che ho sentito, le parole straordinarie di Chiara Valerio, l’ironia di Lella Costa. E poi la macchia mediterranea in chiesa e i carciofi, che per la mia famiglia hanno un significato particolare".

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"Nostra madre, donna fortissima, - prosegue Cristiano - faceva sempre la battuta: "Quando capiterà a me, non spendete soldi in grandi cose, mi mettete dentro una cassettina di carciofi e io sono a posto”. Così quando ho visto quei carciofi mi è venuto un po' da ridere". Cristiano chiude con un ricordo di lui e Michela da piccoli in Sardegna: "Quando da Cabras ci siamo trasferiti qui, dove nostra madre aveva aperto un negozio di artigianato: io avevo 9 anni e Michela 10. San Giovanni era una borgata marina che viveva solo d’estate, d’inverno ci abitavano giusto quattro famiglie: una era la nostra. C’era un pullmino che ci portava a scuola e lei già allora era la leader del gruppo, ma lei è proprio nata leader".

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