Nutriscore, etichettare il cibo senza criteri uccide il Made in Italy

Prima battuta d’arresto per il Nutriscore. Il sistema non scientifico di etichettature a semafori che penalizza i prodotti italiani. Un’altra panzana UE

di Antonio Amorosi
(da Pixabay)
Cronache

Il Nutriscore? “Uno strumento della grande distribuzione per dirci cosa dobbiamo mangiare, e di certo non suggerirà prodotti su cui ha poco profitto”. Ecco perché Italia e tanti altri Paesi sono contrari

Rinviata almeno a metà 2023 l'approvazione del Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo UE (in sintesi il semaforo diventa verde per i cibi sani, giallo per quelli un po' meno sani, rosso non sani) che finirebbe su tutti i prodotti alimentari, indirizzando gli acquisti dei consumatori europei, trattati come beoti da inacanalare verso i cibi con segnali stradali invece che con l’educazione nutrizionale e la cultura alimentare.

Atteso per fine anno ha visto diversi Paesi membri contrari. Ora dovrà superare lo scoglio della sua mancanza di livelli di scientificità. La situazione è "complessa", ha ammesso Roser Domenech Amado, direttrice a interim di 'One Health' nella direzione generale salute e consumatori della Commissione europea.

Nutriscore funziona pressappoco così: per 100 grammi di cibo e 100 ml di bevande si valuta positivamente l’alto contenuto di frutta e verdura, fibre e proteine, dando un punteggio alto a quel cibo, mentre si ha un punteggio più basso o negativo per l’alto livello di energia nel cibo in caso di zuccheri, acidi grassi saturi e sodio. Un algoritmo calcola le combinazioni e secondo i creatori avrebbe il merito di velocizzare la capacità di acquisto di quelli sani.

Il problema è che Nutriscore non si basa su principi scientifici di alcun tipo, tanto meno nutrizionali ma su analisi che eliminano alcuni alimenti, con l’algoritmo che esegue e devasta tutto il resto, come quando veniamo bannati su un social media.

Un livello simil demenziale poiché per la letteratura scientifica specifica non esistono cibi buoni o cibi cattivi, ma diete equilibrate o meno, in cui ogni cibo può entrare a seconda della corretta quantità. Nutriscore non tiene conto delle porzioni come della composizione del pasto e si concentra sulle sostanze che hanno un alto contenuto energetico (come zucchero, grassi, sale), tacciandole come negative a priori. In più Nutriscore dà valore a cibi ultra processati che da letteratura scientifica sappiamo essere meno sani: tutto a vantaggio dei cibi artificiali a danno di quelli naturali e tradizionali senza lavorazione industriale.

Secondo il Prof. Philippe Legrand, direttore del Laboratorio di Biochimica della Nutrizione Umana dell'Agrocampus-INSERM, che ne ha parlato sulla testata francese De European Scientist, “non fornisce informazioni sulla composizione del cibo ma dà un verdetto generale sul cibo. Non è né più né meno che un'opinione o un giudizio. Come fonte di informazioni scientifiche, è insufficiente". In più l'algoritmo utilizzato penalizza i grassi non distinguendo tra diversi tipi, alcuni dei quali sono indispensabili per la salute umana.

Coldiretti ha calcolato che Nutriscore esclude, tacciandoli come negativi, ben l’85% dei prodotti di qualità del Made in Italy e a denominazione di origine. Tra questi con punteggio negativo troviamo anche l’olio extravergine d’oliva, alimento capace di rigenerare le cellule umane, e il Parmigiano Reggiano, a vantaggio di prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Un approccio per Coldiretti fuorviante perché apre le porte al cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore, al latte senza mucche, che rappresenta una minaccia letale per l’agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta.

Francia, Belgio, Germania e Lussemburgo spingono per il Nutriscore. Il governo spagnolo è invece diviso. L'Olanda si è dichiarata disponibile. L'olio d'oliva potrebbe cambiare di segno modificando il posizionamento della Spagna. Capofila dei contrari siamo proprio noi italiani, con alle spalle Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania. Il sistema a semaforo non convince neanche Svezia, Danimarca e Lituania.

"Posso parlare per il nuovo governo”, ha dichiarato all’Ansa il parlamentare italiano Nicola Procaccini (FdI), “quando dico che ci sarà una ferma opposizione a qualunque strumento di classificazione che va a danno dell'agricoltura italiana ed europea". La nuova normativa dovrà dare al consumatore "informazioni chiare ma che non siano condizionanti su quello che mangia", ha scandito la vicepresidente dell'Europarlamento Pina Picierno (Pd), esprimendosi contro i sistemi valutativi, come è il Nutriscore. Per il coordinatore agricoltura del Ppe Herbert Dorfmann (SvP) il Nutriscore è "uno strumento della grande distribuzione per dirci cosa dobbiamo mangiare, e di certo non suggerirà prodotti su cui ha poco profitto". Vedremo come andrà a finire

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