Omicidio Saman, rivelazioni choc: "Padre violento, capace di fare di tutto"

Si cerca giustizia per la giovane pakistana di 18 anni scomparsa a Novellara nell'aprile 2021. Sotto accusa i genitori della ragazza, lo zio e due cugini

Di Redazione Cronache
Saman Abbas
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Omicidio Saman, inizia il processo contro i genitori, lo zio e due cugini. Il racconto choc dei testimoni

Quasi due anni dopo, nella giornata di oggi, 31 marzo, è iniziato il percorso per ottenere giustizia sulla morte di Saman Abbas, la giovane pakistana di 18 anni scomparsa a Novellara (Reggio Emilia) nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio di due anni fa dopo essersi opposta al matrimonio combinato organizzato dalla famiglia.

A ucciderla, e quindi imputati, sarebbero stati lo zio Danish, i cugini di Saman, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, e i suoi stessi genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi in Pakistan: il padre agli arresti, la madre latitante. Con il racconto dei testimoni ascoltati nell’aula della Corte d’Assise di Reggio Emilia sono stati ricostruiti gli ultimi anni della giovane di origine pakistana, dall'affido in comunità all'incontro con il suo "grande amore": le confidenze, le foto, ciò che lei raccontava e che è determinante nel capire i rapporti conflittuali con la famiglia.

Omicidio Saman, i testimoni: "Aveva paura del padre violento". Luci e ombre sul fidanzato

Quello che emerge in modo ricorrente è un unico fatto: Saman aveva paura. “Ci disse che il padre era capace di tutto, era molto ricco e molto potente in Pakistan. Maltrattava lei e la madre, era capace di lasciarle fuori di casa al freddo e al caldo. Era un uomo violento”. Così Angela Oliva, assistente sociale dell’Unione Bassa Reggiana che aveva preso in carico Saman una volta divenuta maggiorenne, e che ha ripercorso le confidenze della ragazza negli ultimi suoi mesi di vita. “Ci siamo allarmati - ha detto l’assistente - quando a marzo 2021 abbiamo saputo che il fidanzato Saqib era stato minacciato dal padre di Saman e lo abbiamo riferito alle forze dell’ordine. Saman ci raccontò anche che dopo la sua fuga in Belgio il padre le aveva lanciato un coltello, ferendo alla mano il fratello che si era frapposto per difenderla”.

Secondo quanto trapela, sarebbero state mostrate anche le foto del volto di Saman sfigurato dalle ecchimosi. E' stata sentita anche F.A., l’educatrice che con Saman ha avuto contatti telefonici fino al 30 aprile 2021, poche ore prima che la 18enne pakistana scomparisse: "Saman mi ha raccontato che il papà beveva vino ed era violento, che anche nell’occasione del suo ritorno dal Belgio le aveva lanciato contro un coltello che aveva poi ferito il fratello”. “Mi aveva detto poi che Saqib veniva da una famiglia povera, motivo per il quale un matrimonio tra i due sarebbe stato impossibile. Che il cugino non le piaceva e che si era allontanata perché i genitori la costringevano a sposarlo”.

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“Il 12 aprile sono stata contattata per messaggio da Saqib che mi chiedeva dove fosse Saman perché non gli rispondeva al telefono - ha spiegato ancora l’educatrice, che aveva risposto "'se stai facendo finta di non sapere nulla ti prego smettila perché Saman per me è come una figlia e sono molto preoccupata'”. La donna al termine della sua deposizione si è commossa, dichiarando: “Non mi fidavo di Saqib perché trovavo scorretto che lui, sapendo che Saman si trovasse in una condizione delicata, la costringesse a fuggire - ha detto - Lei era dipendente da lui, che su di lei aveva un forte ascendente”.

Omicidio Saman, il legale del fidanzato: "Sapevano tutti del documento scaduto, nessuno l'ha regolarizzata"

Saman non aveva un documento valido, il suo era scaduto a settembre 2020. Lo aveva chiesto, senza successo, e probabilmente se lo avesse ottenuto la sua indipendenza l’avrebbe portata lontana, una volta maggiorenne, dalla fine tragica. Ne è convinta l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale di Saqib Ayub, fidanzato di Saman, che all’Adnkronos ha spiegato: “Per Saman i documenti erano fondamentali. Sono anche convinta del fatto che se si fosse disinnescata, nella testa della ragazza, questa pressante urgenza di avere tra le mani un documento valido per costruire il suo futuro, magari si sarebbe anche più tranquillizzata".

Saman Abbas, lo zio e i genitori della ragazza a processo per l'omicidio della ragazza

La difesa ha così replicato al racconto dei testimoni: "Lo zio Danish e Saman, da quanto emerge dai documenti in mio possesso, avevano un ottimo rapporto e lui in nessun modo ostacolava il suo processo di occidentalizzazione che era già iniziato". Queste le parole dell'avvocato Liborio Cataliotti, che in aula ha chiesto all’assistente sociale che per prima si occupò del caso della giovane se lei avesse mai parlato dello zio e la risposta è stata: “No”.

Sempre l'uomo ha reso dichiarazioni spontanee, aiutato da un interprete: "Quel giorno (il 29 aprile, ndr) era brutto tempo e per otto delle numerosissime serre la chiusura andava fatta manualmente. I teli alzati potevano essere spostati soltanto, oltre che con la carrucola, con quella sorta di piede di porco”. “Si era dubitato che i tre strumenti che il mio assistito e gli altri due imputati (cugini di Saman, ndr) avevano in mano, due pale e un altro definito piede di porco, potessero servire a svolgere attività lavorativa - ha spiegato a margine dell’udienza il difensore - Danish ha spiegato come invece tutti gli attrezzi, compreso l’ultimo, fossero utili al loro impiego. È la miglior prova, oltre ai filmati agli atti che dimostrano che i tre quel giorno (in orari diversi da quelli rappresentati nel filmato) si erano divisi per andare, ognuno per la loro strada, nei campi. Danish ha detto anche che tipo di lavoro si era andati a fare, chiudere le serre causa maltempo, quelle otto per le quali allora non c’era ancora automatismo”.

Omicidio Saman, ancora senza esito la richiesta di estradizione dal Pakistan per il padre

Intanto, è stata rinviata al 4 aprile l'udienza sull'estradizione di Shabbar Abbas, padre di Saman. Il magistrato di Islamabad aveva già respinto nei giorni scorsi l'istanza di rilascio su cauzione avanzata dalla difesa, e il procedimento sull'estradizione chiesta dal ministero della Giustizia italiano accelera. Shabbar Abbas era stato arrestato a novembre nel Punjab, dopo essere partito in fretta e furia dall'Italia il primo maggio 2021 assieme alla moglie Nazia Shaheen, ancora ricercata e destinataria di mandato di cattura internazionale.

Proprio Shabbar Abbas aveva contattato il titolare di un’agenzia di viaggi di Novellara per procurarsi due biglietti di sola andata per il Pakistan, uno per lui e uno per la moglie, fissando il viaggio con partenza da Malpensa a poche ore dall’uccisione di Saman. Un dettaglio che, secondo l’accusa, dimostrerebbe la premeditazione dell’omicidio da parte dei coniugi imputati.

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