Omicidio Scagni, indagati medico e 2 agenti del 112. Alberto andava fermato

Svolta nelle indagini sull'uccisione di Alice a Genova, colpita la fratello con 19 coltellate. Sottovalutati i continui allarmi lanciati della famiglia

Cronache

Omicidio Alice Scagni, il mancato Tso e tutte le altre omissioni

Si riapre il caso dell'omicidio di Genova, costato la vita ad Alice Scagni, brutalmente uccisa dal fratello Alberto il 1° maggio scorso. Il passo in avanti nelle indagini - si legge sul Corriere della Sera - è rappresentato dall'iscrizione nel registro degli indagati di un medico e due agenti del 112 che sottovalutarono i ripetuti allarmi sulla pericolosità del killer, che uccise con 19 coltellate la sorella. Ma agli indagati, al momento, vengono contestati «solo» i reati di omissione di atti d’ufficio e omessa denuncia e non quello di «omicidio come conseguenza di altro reato», come invece sostengono i genitori nella denuncia presentata il 6 settembre. "Quella sera abbiamo perso non uno ma due figli — dice la mamma—, eppure la Procura ci considera degli estranei ai quali viene impedito persino di conoscere gli atti dell’inchiesta".

In sostanza, - prosegue il Corriere - i pm hanno accolto solo in parte la denuncia dei genitori. Gli indagati sono gli agenti del 112 che vennero contattati dalla famiglia nei giorni e nelle ore precedenti il delitto e un medico del centro di Salute Mentale dell’Asl che non predispose gli interventi necessari (tipo un Tso) che avrebbero permesso di bloccare in tempo Alberto. Anche su questo c’è una diversità di vedute: il gip lo ha dichiarato seminfermo di mente, mentre per la famiglia è totalmente incapace di intendere e volere. Vista la crescente pericolosità, i genitori ne avevano chiesto esplicitamente il ricovero e allertato le forze dell’ordine.

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