Omicidio Ziliani, i verbali choc dei figli: "Strozzata con le nostre mani"

Le confessioni delle figlie e del ragazzo fanno venire i brividi

Laura Ziliani
Cronache
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Omicidio Ziliani, i verbali choc dei figli assassini

Anche Paola Zani, la figlia minore di Laura Ziliani, l'ex vigilessa 55enne trovata morta lo scorso 8 agosto a Temu (Brescia) ha confessato di aver preso parte all'omicidio della madre. Da quanto si apprende la 20enne, nel corso di un lungo interrogatorio in carcere davanti al pm Caty Bresanelli, ha confessato di aver aiutato la sorella maggiore Silvia, di 27 anni, e il fidanzato di lei, Mirto Milani, anche lui 27enne, a uccidere la madre nella notte tra il 7 e l'8 maggio dello scorso anni nella casa di montagna della famiglia Zani-Ziliani a Temù, in Valcamonica. Il corpo della donna è stato trovato l'8 agosto sulle rive del fiume Oglio. I verbali degli interrogatori dei tre giovani, che erano stati arrestati il 24 settembre scorso, sono stati secretati.

Ma il Corriere della Sera ne pubblica degli stralci. Si legge: «Ad uccidere Laura, ci avevamo già provato, a metà aprile, mettendo i farmaci in una tisana dopo cena». Ma qualcosa è andato storto. Sarebbe stato proprio Mirto, all’epoca il meno convinto, a tirarsi indietro: «Non sono riuscito ad andare fino in fondo, ho avuto paura». Non quella volta, quantomeno. E sempre stando alle confessioni del «trio criminale» — rese in questi giorni dopo la chiusura dell’inchiesta a loro carico — è proprio allora, che hanno «scavato la fossa nel bosco» trovata poi dai carabinieri nel corso delle indagini, a pochi metri dal punto in cui il corpo di Laura Ziliani, ex vigilessa, vedova, e impiegata comunale a Roncadelle (Brescia) fu restituito dalla piena dell’Oglio tra le sterpaglie e i rovi, l’8 agosto di un anno fa. 

Ed ecco la parte agghiacciante dell'omicidio, sempre raccontato dal Corriere della Sera.  «Le abbiamo dato la tisana», hanno confermato, aggiungendo poi una serie di dettagli (pressoché sovrapponibili nelle tre versioni) crudi e feroci sulla dinamica. Perché Laura Ziliani, secondo la loro versione, non sarebbe stata sedata e soffocata. Una volta resa inerme dagli ansiolitici, «le abbiamo messo un sacchetto in testa e abbiamo provatoastrangolarla con una fettuccia in velcro». Ma non ha funzionato. La sete d’aria ha provocato le convulsioni, si agitava, Laura. Non moriva. «E allora l’abbiamo strozzata con le mani»: quelle mani, al collo di Laura Ziliani, dicono di averle strette Silvia e Mirto.

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