Perché è morto Prigožin della Wagner. Rivelazione del premio Pulitzer Hersh
Non te lo aspetteresti: a distanza di giorni l’Intelligence USA spiega all’ex premio Pulitzer Seymour Hersh perché il capo dei mercenari è stato ucciso
Quella di Prigožin non era una ribellione. Un altro tassello a riprova che non sappiamo niente della guerra in Ucraina e tanto meno della cultura strategica russa
A distanza di qualche settimana arriva la rivelazione del premio Pulitzer Seymour Hersh sulla morte del capo del gruppo di mercenari della Wagner Prigožin. Non sarebbe stato ucciso per la “ribellione” a Putin ma, una volta uscito di scena, per azioni non concordate con il presidente russo e che mettevano anche a rischio lo scenario internazionale. Questa la rivelazione fatta al giornalista USA da alcune fonti affidabili dell’Intelligence USA. E anche quella che in Occidente è stata descritta come una ribellione a Putin va letta in modo diverso: conosciamo davvero poco della cultura strategica russa e della sua ritualistica.
A giugno il leader del gruppo paramilitare Wagner Yevgeny Prigozhin aveva dato vita ad una ribellione al presidente Putin, una marcia dei suoi mercenari su Mosca. Una sfida apparsa immediatamente strana perché totalmente velleitaria. Questo perché in Occidente è stata interpretata alla lettera e non come un rituale per uscire di scena, come si fa spesso nella cultura russa: il leader di un gruppo militare di vertice che fa il suo ultimo gesto ribellistico rituale prima di abdicare, il tutto in accordo con il grande capo del sistema Russia, Vladimir Putin. Nessuno perde la faccia e la vita continua.
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A 200 km da Mosca la marcia di Prigozhin si ferma, il presidente Vladimir Putin che aveva parlato di tradimento e di procedimento penale aperto nei confronti di Prigozhin lascia cadere le accuse. Sono servite le indiscrezioni del quotidiano francese Liberation, per spiegare che pochi giorni dopo la ribellione, e precisamente il 29 giugno, i vertici della Wagner e Putin si sono addirittura incontrati a Mosca. Lì le divergenze sulla visione della guerra, manifestatesi già da molto tempo, sono state messe sul piatto proprio come in un rituale. La soluzione finale è stata: mandare Prigozhin in esilio in Biellorussia, con la mediazione del presidente di quel Paese Aljaksandr Lukašėnk, mentre molti membri della Wagner sarebbero stati assorbiti dall’esercito russo, come accade da tempo.
Ma Prigozhin non sembrava voler uscire di scena come concordato. “All'inizio di agosto ci sono state notizie di tensioni alle frontiere”, racconta Hersh, “con il residuo del gruppo Wagner (quello facente capo a Prigozhin, ndr) che ha fatto una serie di intrusioni nello spazio aereo della Polonia e ci sono state fastidiose minacce ai confini di Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia. Per Putin, innescare un processo di denunce dai Paesi della NATO è stata una violazione imperdonabile”. L’invasione di aree NATO può dare il la ad un’entrata in guerra direttamente delle forze Atlantiche e ad un allargamento della guerra. E Putin non vuole creare le condizioni per un’allargamento del conflitto e un coinvolgimento diretto della NATO già pesantemente presente. Per questo motivo Prigozhin viene fatto fuori. “Era così, mi ha detto un noto funzionario dell'intelligence statunitense”, riferisce Hersh sul suo sito.
Nessuna guerra mondiale alle porte o almeno tutti sembrano tenersi lontani da uno scenario tanto terrificante, forse paghi di quello già disastroso in atto. Il futuro sembra in parte disegnato dal concatenarsi dei fatti, aggiungiamo noi. Né la NATO né la Russia né l’Ucraina possono permettersi di perdere la guerra. E la soluzione al conflitto a ridosso dell’Europa che sta durando troppo, mettendo in ginocchio economie e popoli, potrebbe essere una divisione dell’Ucraina da procrastinare a chissà quando. Nessun trattato di pace, nessuna ufficializzazione di nuovi confini ma di fatto una divisione dei territori ucraini voluta da tutti o quasi. Quelli di cultura russa diverrebbero di fatto autonomi da Kiev e sotto il controllo russo, in una divisione del Paese sullo stile delle due Coree, quella del Nord comunista e quella del Sud capitalista. Una storia già vista che però in questo caso potrebbe aprire una nuova era della guerra fredda.