Qatar, affari in Italia tra palazzi e navi. Boom dei lobbisti e nessuna regola

Da anni la presenza di Doha in Italia è aumentata. E intanto cadono nel vuoto dal 1954 i tentativi di normare l'attività dei lobbisti

Cronache

Navi da guerra e palazzi: gli affari tra Italia e Qatar

"Sarebbe riduttivo e grossolano ridurre l’avanzata del Qatar in Italia a qualche valigia di banconote". Lo scrive oggi Repubblica, che spiega come i legami tra Doha e Roma, al di là dell'inchiesta Qatar-gate, siano ampi. "Si deve partire da una visione geopolitica, dalla proiezione del piccolo Paese nel mondo, decisa lo scorso decennio e avviata in nazioni strategiche come Francia e Gran Bretagna, poi estesa all’Italia dal 2012 in avanti. Una scelta di Stato, per evitare l’isolamento mentre l’Arabia Saudita e altre nazioni sunnite rompevano le relazioni con il Qatar, accusato di destabilizzare la regione con il sostegno – politico e finanziario - al radicalismo musulmano e al terrorismo coperto dai nemici che ruotano attorno alla galassia sciita, Iran in testa".

Secondo Repubblica, "la sterzata italiana sul Qatar ha per mentore Matteo Renzi, (...) fautore della nuova amicizia tra i due Paesi, che ha vissuto un magic moment negli anni a cavallo del suo mandato. Riuscendo a soffiare alla Francia, nel giugno 2016, il contratto per costruire da zero la flotta militare del Qatar. Una marina da guerra istantanea, con ordini per circa 6 miliardi di euro (poi altri, per Leonardo) per la vendita di sette unità, una mini-portaerei, quattro fregate portamissili, due pattugliatori, altri due mini-sottomarini per incursioni, più tanta formazione agli ufficiali da parte della Marina militare". Ma ci sono anche palazzi e altri segni della presenza del Qatar in Italia.

Sempre Repubblica si concentra anche sul ruolo dei lobbisti in Italia, in crescita ma ancora non regolato. "In Italia, nel solo 2021, i gruppi di pressione hanno incassato 43 milioni Ma le proposte di legge per regolamentarli continuano a cadere nel vuoto", scrive Repubblica che ricorda come "il primo tentativo di normare il settore è del 1954. L’ultimo è caduto con Draghi".

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