RSA, dalla strage del Covid all'incubo economico. Il report-choc di Uneba
Su 111 strutture per anziani e disabili esaminati, ben 88 sono in perdita: ecco perché
Servizi per anziani e disabili a rischio: i numeri che sconvolgono il welfare
Sono passati più di due anni dalla prima ondata del Covid-19, ma ben poco è migliorato in quei luoghi dove il virus ha fatto più vittime: le RSA. Lo si capisce in maniera tanto netta quanto dolorosa leggendo l'indagine “Come sono cambiati i costi dei servizi residenziali per le persone fragili dal 2021 al 2022”, realizzata dall'associazione di categoria Uneba.
Il report esamina i dati relativi a 214 strutture per disabili e anziani (156 residenziali, 37 diurni e 18 ambulatoriali) e di 111 RSA distribuite su 11 regioni (quasi il 5% del totale nazionale), per un totale di 12.700 posti letto e 7.600 lavoratori.
L'esame dei costi registra un'impennata del 2,98% alla voce “costi sanitari” (ovvero per personale, farmaci e altri prodotti), però compensata da un aumento delle presenze del 3,34%.
Il problema più evidente è rappresentato dai “costi generali”, ovvero quelli imputabili a utenze, servizi, beni, personale non addetto agli ospiti, interessi passivi, imposte e altre voci, che nel primo semestre 2022 ha registato un +29,57%, dovuto prinicipalmente al caro-bollette, che ha segnato un insostenibile +62%.
Le entrate invece si sono ridotte, così che ben 88 RSA su 111 hanno un bilancio di gestione in perdita. Non solo, tale perdita è fortemente cresciuta nel giro di un anno: nel 2021 era pari a 0,31 euro per ogni giornata di presenza di un paziente, mentre ora è salita a ben 10,90 euro. Un dato, inoltre, destinato a peggiorare in sede di consuntivo, per via dell'andamento dei costi.
Da qui, l'inesorabilità di un bivio davvero dolorose: o si chiedono (e ottengono) più aiuti statali, o necessariamente alcuni servizi dovranno essere tagliati.