Scandalo all'Oncologico di Bari: infermiere avvelenato col thè perché “infame”

L'uomo ridotto alla disabilità. In ospedale intimidazioni in stile mafioso e furti di medicinali

Di Redazione Cronache
Oncologico di Bari
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Scandalo all'Oncologico di Bari: infermiere avvelenato col thè perché “infame”

Emergono retroscena e dettagli inquietanti nell’inchiesta sulla sottrazione di farmaci e dispositivi medico-chirurgici che vede coinvolti diversi dipendenti ed ex dipendenti dell’Oncologico di Bari per il lavoro in nero. Come si legge sul Corriere del Mezzogiorno, un infermiere sarebbe stato avvelenato dopo aver bevuto un tè in reparto e da allora impossibilitato a lavorare per una grave disabilità. Questo perché definito “infame” da un collega. Iniziò a sentire dolori lancinanti e fu ricoverato al centro antiveleni del Riuniti di Foggia, riportando insufficienza renale acuta, necrosi tubulare acuta, insufficienza respiratoria acuta, emorragia cerebrale, emiparesi facio-brachio-crurale destra e afasia.

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Un altro infermiere avrebbe prestato regolarmente servizio nonostante fosse ai domiciliari con il permesso di lavorare. L'Istituto ha dichiarato di essere sempre stato all’oscuro del procedimento. Lui è uno delle 6 persone raggiunte da misure cautelari nei confronti di dipendenti ed ex dipendenti dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Bari, epilogo di una indagine iniziata nel 2020 a seguito di una denuncia da parte di una dipendente dell’IRCCS Giovanni Paolo II. 

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