Guerra Russia-Ucraina, il museo Ermitage e il suo direttore amico di Putin

Il museo statale Ermitage ha chiesto indietro con anticipo le opere prestate all'Italia per mostre ed esposizioni: ecco perché e che cosa succede

di Sara Perinetto
Mosca, l'Ermitage rivuole da Milano i capolavori prestati a Palazzo Reale e Gallerie d'Italia
Culture
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Quella dell'Ermitage è una mossa coerente con la strategia geopolitica russa che ha ispirato le attività del museo negli ultimi anni. E con l'amicizia tra il suo direttore e Putin 

Il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo ospita una delle più importanti e visitate collezioni d'arte del mondo, nell'edificio che per due secoli fu dimora degli zar Romanov. Il suo direttore è un fedelissimo di Vladimir Putin, le cui strategie politiche e geopolitiche sono ripecchiate da quelle culturali del museo. Ecco perché non c'è poi molto da stupirsi dalla richiesta, avanzata a Italia, Francia e Regno Unito, di restituire le opere d'arte in prestito entro la fine di marzo.

Pervenuta tramite lettera a Milano a Palazzo Reale, Skira editore, Gallerie d'Italia, e a Roma alla Fondazione Fendi, la richiesta è stata firmata dal direttore dell'Ermitage, Mikhail Borisovich Piotrovsky. "L'Ermitage è un museo statale che dipende dal ministero della Cultura", ha spiegato, e "in base alla decisione del ministero tutti i prestiti in essere devono essere restituiti dall'estero alla Russia".

Piotrovsky ha sempre ostentato il proprio stretto legame con Putin, con cui si è anche candidato alle ultime elezioni parlamentari e che, ha dichiarato nel settembre 2021 a Sophia Kishkovsky di The Art Newspaper,  è una persona importante per lui fin dagli anni Novanta. Mikhail Piotrovsky è infatti cresciuto nelle sale dell'Ermitage di San Pietroburgo, perché suo padre Boris ha gestito il museo per 26 anni: ne ha preso il posto nel 1992, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, e lì rimane saldo ancora oggi, che di anni ne ha 76, gestendo il museo in accordo con la linea politica governativa.

Piotrovsky e Putin
 

Putin è orgoglioso del prestigio internazionale dell'Ermitage e ama farne sfoggio. Il museo ha più volte ospitato i suoi incontri istituzionali con altri capi di stato, da Tony Blair a Xi Jinping, ha ricevuto consistenti aiuti durante la pandemia di Covid e lo stesso Piotrovsky ha ricordato una conversazione avuta con Putin sulle numerose attività internazionali dell'Ermitage: alla domanda se potesse riferirsi ad esse come un'"aggressione culturale", il presidente ha risposto che "offensiva culturale" sarebbe stata una descrizione migliore.

Le attività del museo, infatti, riflettono quelle geopolitiche della Russia, dalle spedizioni archeologiche nell'antica città di Palmira quando l'esercito russo sosteneva quello del presidente siriano Bashar al-Assad, all'espansione all'estero con l'apertura di sedi in varie parti del mondo, come Las Vegas, Amsterdam, Londra e Venezia.

Le ultime tre hanno sospeso le relazioni con il museo di San Pietroburgo, e quella italiana, gestita dalla Fondazione Ermitage Italia, tramite il proprio segretario generale Maurizio Cecconi ha fatto sapere all'Ansa di aver "sospeso le relazioni con il Museo Ermitage" anche se "sono stati mantenuti tutti i rapporti con le persone", ovvero curatori e studiosi. "L'Ermitage è un museo di stato e se lo stato ordina di ritirare tutte le opere in prestito all'Italia il museo deve obbedire", ha dichiarato Cecconi, ma "noi siamo convinti dell'importanza di mantenere i rapporti con le persone per impedire la rottura di quel filo fondamentale" che è la cultura. Anche se la decisione potrebbe mettere a rischio i progetti del 2022 e 2023. 

Giovane donna con vecchio di profil, Giovanni Cariani

Un po' la stessa strada intrapresa dal ministro Dario Franceschini, che ha dichiarato che "il ministero non ha competenza in materia", perché le mostre in questione "sono organizzate dal Comune di Milano e dalle Gallerie d'Italia. Ma mi pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere queste debbano essere restituite". 

In realtà, la richiesta del ministero russo della Cultura riguarda anche la Fondazione Alda Fendi di Roma che ha fatto sapere che restituirà in anticipo all'Ermitage il dipinto Giovane donna di Pablo Picasso: il pubblico ha tempo ancora fino al 29 marzo 2022 per ammirare il capolavoro cubista del 1909, attualmente in mostra in Italia per la prima volta.

Sono 23 invece le opere che saranno restituite a 4 musei russi dalle Gallerie d'Italia, dove è in corso la mostra Grand tour. Sogno d'Italia da Venezia a Pompei, realizzata proprio in partnership con l'Ermitage, con il quale il polo espositivo di Intesa Sanpaolo aveva un accordo triennale di collaborazione. 

Palazzo Reale, a sua volta, restituirà due opere, Giovane donna con cappello piumato di Tiziano e Giovane donna con vecchio di profilo di Giovanni Cariani, ancora in mostra nel percorso espositivo Tiziano e l'immagine della donna nel Cinquecento Veneziano. "La mostra regge benissimo anche senza queste due opere", ha comunque dichiarato all'Adnkronos il direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina. "Certamente, soprattutto l'opera di Tiziano è importante, perché altrimenti non l'avremmo chiesta, però ce ne sono talmente tante altre altrettanto importanti, che la mostra non avrà una diminuzione del suo significato scientifico".

Giovane donna con cappello piumato, Tiziano

Resta però il fatto che ormai la guerra è entrata nella cultura, e viceversa. Tra dimissioni, licenziamenti, prese di distanza, è sempre più difficile per artisti, organizzatori e addetti ai lavori restare indifferenti o non rilasciare dichiarazioni sul conflitto in corso tra Russia e Ucraina, che ha avuto ripercussioni su ogni ambito della cultura internazionale. Dal cinema, col Festival di Cannes che ha deciso di impedire l'accesso a delegazioni russe, alla letteratura, col corso di Paolo Nori su Dostoevskij censurato dalla Bicocca di Milano (con conseguente polverone e dietrofront).

Ma non bisogna dimenticare che Putin era in guerra con la cultura già da molto prima. Secondo il Report 2021 sullo stato della libertà d'espressione artistica di Freemuse, infatti, la Russia ha arrestato nel 2020 17 artisti, categoria comunque regolarmente multata, detenuta e incarcerata per dissenso politico o per aver violato la famigerata legge sulla "propaganda gay" approvata nel 2013.

E la questione sta assumendo risvolti critici da quando l'Occidente ha iniziato a chiudere le porte all'arte e agli artisti russi. Per esempio, la scorsa settimana il comune di Reggio Emilia ha cancellato, in segno di protesta contro l'invasione dell'Ucraina, il Festival della fotografia europea a cui avrebbe dovuto partecipare il fotografo russo Alexander Gronsky, che in patria è stato anche arrestato proprio per aver manifestato contro la politica repressiva di Putin.

In ogni caso, è stato lo stesso ministro degli Esteri russo Lavrov ad ammettere che la Russia non si aspettava le "ritorsioni" in campo culturale e sportivo messe in atto dall'Occidente dopo l'invasione dell'Ucraina: non è da escludere, quindi, che la richiesta dell'Ermitage sia solo la prima di altre contromosse che Mosca sta pianificando. 

Il museo Ermitage di San Pietroburgo
 

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