Adesso anche la pasta è un lusso, esplode il prezzo: si muove il garante

Il prezzo della pasta registra il +17,5% a marzo. Il ministro Urso convoca il Garante per la sorveglianza

Economia

Caro prezzi, +17,5% il prezzo della pasta. Il ministro Urso convoca subito il Garante per la sorveglianza

La pasta è l’emblema del Made in Italy all’estero. Un’ingrediente semplice e genuino, immancabile sulle tavole italiane. Ora però il prezzo sta salendo vertiginosamente e il rischio da scongiurare è che diventi un "lusso". Per questo motivo, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del del Made in italy (Mimit) ha richiesto di indire una riunione a Benedetto Mineo, Garante per la Sorveglianza dei prezzi, in cui venga convocata la Commissione di allerta rapida per analizzare le dinamiche che influenza questo innalzamento di prezzo e pianificare il da farsi.

L’incontro è stato fissato per il prossimo 11 maggio alle ore 14.30 a Palazzo Piacentini. È la prima volta che si riunirà la commissione creata con il Decreto trasparenza convertito in legge dal Parlamento lo scorso 10 marzo.

A far scattare l’allarme del Ministero del Made in Italy sono stati gli ultimi dati del mese di marzo, secondo i quali la pasta ha subìto un aumento del 17,5% rispetto a marzo 2022. Il dato è ancor più preoccupante se contestualizzato con il fatto che rispetto allo scorso anno, il prezzo della materia prima ha registrato un abbassamento. Restano fluttuanti le variabili dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione.

Pasta, il prezzo schizza alle stelle. Preoccupazione per la sovranità alimentare

Coldiretti ha accolto con soddisfazione la “corsa ai ripari” da parte di Urso e pone l’accento sul prezzo del grano, che definisce “sottopagato”. Si parla di circa 36 centesimi al chilo, un prezzo che non copre i costi di produzione che è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno. Dall’altro lato, quello della pasta invece è aumentato il doppio dell'inflazione. “La pasta, - sottolinea la Coldiretti - è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano duro con l'aggiunta della sola acqua e non trovano alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e degli agricoltori”.

Questa distorsione si riflette anche sull’andamento dei prezzi medi al consumo. Secondo l'Osservatorio del ministero del Made in Italy infatti i prezzi per un chilo di pasta variano dai 2,3 euro di Milano ai 2,2 euro di Roma e ancora, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro di Palermo; questo nonostante le quotazioni del grano siano perlopiù uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. Un'anomalia di mercato sulla quale, sostiene la Coldiretti: “È bene fare chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200 mila imprese agricole che coltivano grano. I ricavi - conclude la Confederazione dei coltivatori - non coprono infatti i costi sostenuti e mettono a rischio le semine.  A tal proposito, le previsioni del Ministero dell’agricoltura e sovranità alimentare segnalano che le superfici agricole dedicate alla coltivazione di frumento sarebbero in flessione, per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all'anno precedente.

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