Banca Marche: "Il crac? Origine in fidi alle imprese e rapporti familiari"
Le pratiche per gruppi che avevano come soci volti noti del mondo politico-economico, dal gruppo di Calamante a Daniela Santanchè
Crac Banca delle Marche, all'origine della voragine "fidi spregiudicati e rapporti familiari"
Il Tribunale di Ancona ha condannato sei imputati per bancarotta fraudolenta e ha assolto altri sei per la gestione deviata della Banca Marche, dichiarata insolvente nel 2016. La Procura contestava la concessione di finanziamenti in spregio alle norme bancarie. La sentenza di condanna dei vertici ripercorre le vicende salienti che hanno creato la voragine, vicende e imprese che girano intorno all’ex direttore Massimo Bianconi, alla sua famiglia, ai suoi contatti.
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Scrive Il Resto del Carlino: il gruppo Casale De Gennaro, ad esempio, era a rischio default, tutte le banche avevano negato ulteriori fondi, ma Banca Marche concede 100 milioni, con un’istruttoria in due giorni "gestita da Paci, Vallesi e Bianconi". "Bianconi si impegnava ad assicurare alle società del romano un accesso facilitato al credito, e Casale avrebbe riutilizzato parte delle liquidità in investimenti di interesse di Bianconi e in particolare, per pagare la locazione dell’immobile romano di via Archimede, gestito da una società della moglie e della figlia di Bianconi".
C’è poi il gruppo di Giovanni Mazzaro Canio, dove "si sono avvicendati, in qualità di amministratori, consiglieri o soci, nominativi di pubblica risonanza nel mondo economico, Franco Briatore (PFarmaceutici Spa), e politico, Daniela Garnero Santanche (presidente Cda Bloera Spa), Paolo Cirino Pomicino (vice presidente Ki Group della quale era presidente Mazzaro Canio). Dal 2011 ritroviamo, con incarichi di consigliere o presidente del cda in società collegate Luca Bianconi, figlio di Massimo". Ampio spazio è dedicato al gruppo Lanari, "la maggiore esposizione di Banca Marche verso un singolo gruppo. Al 31 dicembre 2012 i rapporti ammontavano a quasi 200 milioni di cui circa 124 costituiti da linee di credito garantite da ipoteca e da 67 milioni da prestiti chirografari e aperture di credito in cc.
Alcuni soggetti e/o imprese facenti capo al gruppo Lanari risultavano esposti nei confronti di Medioleasing (con 9,6 milioni) e Carilo (con 8,3 milioni)". Bianconi assicura che il gruppo è solido e i finanziamenti partono senza garanzie. Per la struttura sull’ex Santa Cristiana furono concessi 30 milioni, e l’hotel era ancora da demolire. Medioleasing aveva invece rapporti con il gruppo Calamante. Nel 2007 Valpotenza ottenne 2,5 milioni per costruire tre capannoni a Montelupone. Il leasing parte prima della perizia, e nulla mai viene costruito. Il finanziamento serviva a dare liquidità alla Calamante, esposta con Bm e Carilo. "Buona parte delle somme erogate a Valpotenza sono state usate per pagare debiti dei soci".