"Caro affitti? Non diventi un talk show: dalla politica serve responsabilità"

Intervista alla presidente del Consiglio nazionale giovani come portavoce delle richieste degli studenti. Per il futuro di tutti, anche dei giovani lavoratori

di Roberta Nutricati
Studenti protestano contro il caro affitti
Economia

Caro affitti, continuano le proteste. Pisani (Consiglio Nazionale giovani): "L'Italia guardi ai modelli vincenti europei" 

Continuano le proteste studentesche per il caro affitti nelle principali città italiane. Una questione, quella dell’emergenza abitativa, che non è nuova, ma si ripropone ora che l’inflazione è schizzata alle stelle. Il dibattito sul diritto allo studio torna ad infuocare la cronaca e i comunicati di tutti gli stakeholders che portano avanti rimostranze e che chiedono a gran voce di essere ascoltati e di fare qualcosa, oggi, non tra qualche anno.

Perchè siamo uno dei Paesi europei in cui il diritto allo studio viene garantito meno dal punto di vista degli investimenti pubblici. Perchè abbiamo un tasso di laureati che è un fanalino di coda nelle classifiche Ue. Tuttavia, è importante ribadire che “il fenomeno non investe solo i giovani studenti, ma anche i giovani lavoratori” dichiara Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani (Cng).

Il parere informato dei fatti, amplia ulteriormente i fattori su cui è bene porre il focus nel dialogo con la politica e le istituzioni. Non è un caso che l’Italia detenga il primato di maggior numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano ndr). L’intervista di Affaritaliani.

Maria Cristina Pisani -Consiglio Nazionale GiovaniGuarda la gallery

Cosa pensa delle proteste in corso per puntare i riflettori sul caro affitti, come si possono conciliare il diritto allo studio e il diritto alla casa?

Noi siamo un organo consultivo, dunque non facciamo parte del movimento ma rappresentiamo i giovani italiani e come tale, abbiamo avviato l’interlocuzione con i rappresentanti delle organizzazioni universitarie. Grazie a questo brain storming, stiamo formulando la proposta più inclusiva possibile da sottoporre al governo, grazie all’inermediazione del Ministro Abodi che si è rivelata da subito aperto e disponibile.

Quali sono i problemi da contrastare nelle opportune sedi istituzionali?

Partendo dal tema attualissimo della scarsità di alloggi per gli studenti, la questione più ampia è a monte e riguarda l’incremento del canone dei cntratti di locazione privati. A corredo di questo, è necessario intervenire sul Fondo integrativo statale per le borse di studio che, sebbene sia stato aumentato nell’ultima legge di bilancio, continua ad essere esiguo rispetto al numero dei beneficiari, o detta in parole povere, non consente di “coprire” tute le persone in possesso dei requisiti formali per accedervi. Il canone affitti a svantaggio dei conducenti però non è appannaggio esclusivo dei giovani studenti ma anche dei giovani lavoratori e ovviamente, dei disoccupati.

Caro affitti, la presidente del Consiglio nazionale giovani: “Solo il 12% degli under 35 italiani ha un salario annuale oltre i 24mila euro”

Secondo i vostri dati, qual è la situazione che vive mediamente un giovane lavoratore e come si può intervenire per “alleviarla”?

La ricerca che abbiamo condotto rileva che la maggiorparte - anzi la quasi totalità - dei giovani oggi ha un reddito molto basso o peggio, lavora in condizioni contrattuali precarie o al limite della legalità. Data l’esiguità “generalizzata”, la priorità sarebbe intervenire - ulteriormente, perché in parte il governo si è già speso in questa direzione - per ridurre il cuneo fiscale e aumentare la forbice. Consideriamo che tutt’ora quasi la metà degli stipendi - anche per chi guadagna poco - finisce in contributi costringendo i giovani a vivere con pochissimo.

E ad ingrossare le fila - secondo quanto emerso nell’ultimo report su Povertà ed esclusione sociale - dei “nuovi poveri”, persone che lavorano ma non riescono non solo a prendere il famoso “ascensore sociale” ma neanche a fronteggiare spese impreviste, per quanto piccole. L’Unione europea prevede una base che state percorrendo per avanzare nella tutela dei diritti di chi vive questa condizione di difficoltà?

Senz’altro. Intanto mi preme ricordare che l’agenda 2030 individua come ottavo Obiettivo proprio l’occupazione dei giovani, che calato nel nostro contesto nazionale, significa ridurre drasticamente la percentuale dei Neet con provvedimenti mirati nell’ambito delle politiche attive del lavoro senza però dimenticare le condizioni di chi un lavoro o un percorso di studi lo ha intrapreso, ma si confronta con oneri economici del genere. A tal proposito, il Patto per l’occupazione giovanile è una misura ampia, che include il cuneo fiscale ma anche la regolamentazione delle formule contrattuali, fin dai tirocini professionalizzanti e gli stage.

Ci sono altri Paesi a cui potremmo ispirarci per porre un freno al dilagare del fenomeno?

Certamente. Noi, come Consiglio nazionale giovani, guardiamo sistematicamente ai nostri vicini spagnoli, che condividono con noi i tassi di disoccupazione oltre a una grande similarità di dinamiche socioculturali. In proposito, la Spagna lo scorso anno ha varato una misura specifica per mitigare il caro affitti. Il governo stanziò infatti un contributo di 250 euro mensili, esteso a tutti gli under 35 che avessero un reddito inferiore ai 24mila euro. È un contributo diretto, senza discriminazioni stringenti sull’età e che è stato attuato nonostante la popolazione spagnola sia molto inferiore a quella italiana e, soprattutto, si registri un reddito medio più basso rispetto al corrispettivo italiano.

E invece in Italia?

Era stata pensata una misura simile nel 2021, poi bloccata ma che, a mio parere, presentava comunque alcune criticità. La soglia di reddito prevista per accedere al contributo era fissata intorno ai 15 mila euro ma, quel che è peggio, l’erogazione passava dal meccanismo della detrazione fiscale. Noi l’abbiamo condannata perchè insufficiente a rispondere alle esigenze reali dei potenziali beneficiari. Se un ragazzo non riesce ad affrontare in modo degno tutte le componenti della quotidianità - da un punto di vista economico - non può certo permettersi di “anticipare” i soldi per poi vederseli rimborsati solo in un secondo momento.

Voi avete un canale diretto e in qualche modo “privilegiato” con chi è deputato ad agire concretamente sulla gestione del problema. Quali sono le vostre istanze?

Le macro questioni che porteremo sono essenzialmente due. La prima è il caro affitti da parte dei privati e l’altra è la gestione delle residenze universitarie. Quest’ultima però pertiene ad alcuni specifici bandi del Pnrr, di conseguenza i due binari da percorrere afferiscono anche a diversi ministeri e dunque diversi organi di competenza. Nel primo caso è chiamato a rispondere il governo, nel secondo invece le amministrazioni locali e in senso ampio, le Regioni. Per questo motivo noi ci concentreremo in prima battuta soprattutto sul tema dei canoni di affitto, per cui auspichiamo la creazione di un fondo da destinare a giovani con isee medio bassi, ampliando fino ai 36 anni il requisito anagrafico e innalzando il tetto Isee per fare domanda.

La vostra proposta richiama alla misura prevista dal governo Draghi per agevolare i giovani nell’acquisto della prima casa. Secondo lei quindi è più urgente agire sull’affitto?

Assolutamente sì. Dai nostri studi l’affitto risulta una criticità maggiore rispetto all’acquisto. Dai nostri dati infatti la maggioranza dei giovani non aspira ad avere proprietà immobiliari sia perchè siamo diventati più flessibili sulla mobilità che per via della difficoltà ad ottenere prestiti bancari.

Per le residenze invece, pensa potrebbe essere utile la proposta lanciata dalla segretaria Schlein di riutilizzare beni e luoghi dismessi da recuperare e adattare all’accoglienza dei giovani che non possono permettersi gli attuali canoni di affitto? Potrebbe essere “intercambiabile” con la questione del Fondo apposito?

Servono entrambe le cose. L’idea può funzionare, soprattutto per agire nell’immediato e tamponare il carattere emergenziale di questi giorni. Servono però anche i fondi, come quello da 660 milioni che era stato sbloccato dalle disponibilità di quelli afferenti al Pnrr.

660 milioni di fondi Pnrr stanziati, ora il governo "ci ripensa". Perchè?

Su cui però il governo oggi ha fatto quel che tutti definiscono “un dietrofront”. Cosa pensa di questo cambio in corsa e che ricadute avrà sulla vostra mediazione?

Con il Governo abbiamo un’interlocuzione costante, diretta e sincera. Il tema, come ho spiegato, è particolarmente complesso e necessita di azioni integrate. Noi abbiamo una visione parziale degli equilibri e certamente, allo stesso tempo, quella di garantire i posti letto agli studenti italiani è una priorità da affrontare. Tuttavia siamo fiduciosi sul fatto che si troverà, in tempi brevi, la soluzione più idonea a garantire questo risultato. Noi di certo continueremo a sottolineare tutte le necessità di cui intendiamo farci portavoce.

Da cosa ritiene sia stato causato questo freno? Il capogruppo M5s alla Camera Silvestri ha posto l’accento sul fatto che già lo stanziamento (ora “saltato”) fosse “fittizio” perché si trattava di risorse già previste nel Pnrr. Il governo pensa sia davvero intenzionato a considerare concretamente questa emergenza e a destinarvi, una volta per tutte, somme adeguate? Cosa vi augurate di ottenere come Cng?

È un tema talmente delicato che ci aspettiamo sia trattato con coscienza, da tutte le parti politiche, senza cedere alla tentazione di trasformarlo nell’ennesimo baluardo da talk show. Quale che sia la fonte delle risorse conta poco, a noi interessa che la domanda degli studenti possa trovare risposte. Il diritto all’alloggio incide sulla qualità dello studio, della vita e del benessere psicofisico delle giovani e dei giovani impegnati all’università. Il nostro è un appello alla responsabilità.

Tags:
caro affitticonsiglio nazionale giovanidiritto allo studioemergenza abitativainflazioneneetoccupazione giovanilepnrrproteste studenti