Diga di Genova, il Cnr: può provocare degli tsunami. Ma il governo tira dritto

Il dicastero guidato da Pichetto Fratin ha dato il via libera nonostante i canyon profondi 2000 metri presenti nel Mar Ligure. In ballo ci sono i fondi del Pnrr

di Redazione Economia
Diga di Genova, Bucci e Toti. Foto Lapresse
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Diga di Genova, i rischi sottovalutati sull'instabilità dei fondali marini

Il progetto principale del Pnrr, vale adire la diga di Genova, un'opera monstre da 6,2 chilometri e dal costo di 950 milioni di euro, sarebbe a rischio tsunami. A sostenerlo è il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), che ha presentato un report dettagliato sui possibili pericoli. Solo il 14 giugno (a lavori avviati) - si legge sul Fatto Quotidiano - il ministero dell'Ambiente ha reso noto il parere sulla stabilità dei fondali ricevuto ad aprile, dando il via libera alla costruzione dell'opera. Il quadro d’insieme e i dati raccolti però sono tali da non poter affatto escludere (per quanto non sia acclarato) il rischio di tsunami, come ci si aspetterebbe invece quando ci si accinge a costruire una infrastruttura simile. Il problema è complesso ma molto serio. Nel Mar Ligure, di fronte a Genova, ci sono due canyon sottomarini che, partendo da circa 100 metri di profondità, si inabissano a oltre 2.000. Secondo il Cnr la "testata" di tali canyon è molto più vicina (1,5 chilometri) alla linea di collocazione dell'opera rispetto a quanto sostenuto dai progettisti (che parlavano di una distanza di 4 km).

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Una conclusione, quella del Cnr, che - prosegue Il Fatto - però il ministero ora camuffa, non menzionando l’inottemperanza decretata dal Consiglio nazionale delle ricerche, ma solo la prescrizione di provvedere a rilievi ante operam per un’opera che però è già in corso di esecuzione. Un paradosso, dal momento che l’indagine integrativa preliminare è raccomandata dal Cnr proprio perché potrebbe determinare la necessità di ritoccare, anche profondamente, il progetto di Webuild. Ma c’è un’aggravante. Il documento è stato redatto dal Cnr il 18 aprile e inviato al ministero. Il ministero però, invece di pubblicarlo immediatamente, ha aspettato un mese.

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