Esport, arriva la pace tra Dogane e gestori delle sale gioco
Adm:"Capiamo le ragioni degli operatori". Impegno comune per trovare nuove modalità di regolamentazione
Il dissidio tra Dogane e gestori
Un settore da oltre 50 milioni di euro di giro d’affari in Italia e che coinvolge quasi tre miliardi di persone nel mondo: è il settore degli e-sports, i giochi elettronici in rete che rappresentano un comparto in crescita. Prova ne sia che campionati del mondo di giochi di guida o sportivi in genere siano seguitissimi e che i player più abili abbiano guadagni a sei zeri. Ebbene: negli scorsi giorni si è diffuso un allarme, poi rientrato, per cui sembrava che l’Agenzia delle Dogane volesse chiudere le sale pubbliche che permettevano di giocare agli esport.
In particolare, alcune sale Lan (Local Area Network) sono state sottoposte al sequestro dei pc e console. Perché? Perché la normativa è complessa e difficilmente comprensibile poiché risale al 2003, quando cioè gli esports non esistevano. Nei giorni scorsi però si è tenuto un incontro che ha permesso di diradare alcune nubi. “Pur ascoltando le ragioni tecniche degli operatori circa le difficoltà di applicazione di una normativa – dichiarano dalle Dogane - altamente complessa, sono state condivise le posizioni dell'Agenzia, valorizzando gli elementi di riflessione posti dall'interlocutore. L'Agenzia, in questo incontro tecnico, preso atto delle osservazioni dell'operatore economico intervenuto nell'atto di vigilanza amministrativa e vista la complessità del sistema, ha ricondotto il tutto all'interno di un quadro normativo specifico, garantendo rapide soluzioni in grado di assicurare lo sviluppo del settore”.
Il grido d'allarme degli influencer
L’allarme era partito nelle scorse settimane da Nicola Palmieri, divulgatore e gaming influencer che ha dichiarato ad Affari: ““Non si contesta la necessità di regolamentare il tutto con leggi che possano essere sane e serie. Ciò che lascia perplessi è il fatto che la chiusura sia avvenuta in tempi così rapidi a seguito di un esposto e dopo le difficoltà che questo settore ha attraversato durante la pandemia”.
“Gli interessi in ballo – ci ha spiegato Sergio Milesi, amministratore delegato del gruppo Led, attivo nel settore delle sale gioco - sono molti e il vuoto legislativo rischia di bloccare una sana evoluzione di questo mercato. Le istituzioni intervengono in modo drastico senza avere una reale conoscenza di questi fenomeni, mentre andrebbe coinvolto chi è sul campo da anni ed è aggiornato sulle ultime tecnologie, per definire con chiarezza leggi e requisiti per operare correttamente. Di certo fermare tutto nel frattempo non è la soluzione, le aziende devono avere il tempo di mettersi in regola e le regole devono riflettere le effettive condizioni del mercato”.
Immediata la replica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. In un comunicato stampa, ha precisato che i controlli seppure sollecitati da un esposto erano finalizzati alla verifica dell’osservanza delle imposizioni tributarie in materia di gioco e della corretta applicazione della normativa volta alla tutela e alla salute dei minori. L’ADM in tali attività ha accertato che 3 Sale Lan su 4 non possedevano alcuna autorizzazione, licenza o nulla osta per le proprie apparecchiature destinate al gioco la cui fruizione al pubblico avveniva a titolo oneroso.
Mancherebberoi titoli autorizzatori
“Dal tenore degli accertamenti compiuti sembra dunque i provvedimenti in oggetto possano essere riconducibili ad una mancanza di titoli autorizzatori da parte di ADM sulle apparecchiature o ad una mancanza di omologazione delle stesse ai sensi delle norme vigenti in combinato disposto con i vari Decreti Direttoriali che negli ultimi anni hanno anche effettuato una ricognizione delle diverse tipologie di apparecchi riconducibili alle categorie di cui all’articolo 110, comma 7, del T.U.L.P.S., anche alla luce dell’evoluzione tecnologica e delle nuove forme di gioco diffusesi.”, aveva commentato Andrea Mileto, avvocato di Lexant, studio che segue OIES, l’Osservatorio Italiano Esports. “Gli avvenimenti di questi giorni, fermo restando quelli che saranno i risvolti anche giudiziari della vicenda, pongono l’accento sulla mancanza di una regolamentazione specifica ed organica del settore e-sports i cui apparecchi oggi vengono tout court equiparati a qualsiasi apparecchio di intrattenimento senza vincita di denaro con il rischio di estenderne i regimi autorizzatori e concessori di quest’ultimi.”