F2i, un fondo per la rete di Tim con dotazione di un miliardo

Il piano dovrebbe essere: Kkr al 65%, il Mef al 20%, la quota restante tramite F2i

di Redazione Economia
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F2i stanzia un miliardo per la rete Tim

Il fondo infrastrutturale F2i, guidato dall'amministratore delegato Renato Ravanelli, sta attualmente operando importanti manovre. L'attenzione è concentrata sulla situazione riguardante la rete di Telecom Italia (Tim), in cui sono coinvolti Kkr e il Tesoro italiano. In queste settimane, il gruppo F2i sta esaminando l'interesse di notevoli investitori italiani e anche di alcuni attori stranieri, per costituire un fondo infrastrutturale dedicato con un ammontare di circa un miliardo di euro, interamente finalizzato all'investimento in Netco, con accordi già in atto con il Tesoro e Kkr. Queste informazioni sono state riportate da Il Sole 24 Ore.

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Secondo i rumori di mercato, le controparti coinvolte nei colloqui per raccogliere i capitali per il nuovo fondo infrastrutturale di F2i includono importanti fondi pensione italiani ed esteri, nonché alcune delle principali casse previdenziali italiane. La competizione per l'acquisizione della rete di Tim è in una fase cruciale. Il fondo statunitense Kkr si sta preparando a presentare un'offerta vincolante per la rete, e nel frattempo il Ministero dell'Economia (Mef) sta lavorando per entrare nella rete, previo via libera del Consiglio dei ministri. Il Tesoro dovrebbe investire fino a 2,2 miliardi di euro per assicurarsi una quota fino al 20% dell'infrastruttura, mentre Kkr mira al rimanente 65%. In quest'operazione, se tutto procede come previsto, dovrebbe partecipare anche F2i, un fondo infrastrutturale con una solida base italiana. I tempi stanno diventando sempre più stretti per questa trattativa sulla rete, poiché la scadenza del 15 ottobre si avvicina rapidamente, che è il termine entro il quale Kkr dovrà presentare un'offerta vincolante per NetCo.

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Una volta noti i dettagli dell'offerta, è probabile che tutti gli altri attori coinvolti in quest'operazione reagiranno di conseguenza. Tuttavia, uno dei punti critici rimane la posizione della società multinazionale francese Vivendi, che non è stata risolta nemmeno dopo l'incontro con il Tesoro la settimana scorsa. In effetti, rimane una discrepanza di circa 8 miliardi di euro tra l'offerta di Kkr, stimata tra 20-23 miliardi di euro, e il valore di 31 miliardi di euro fissato da Vivendi.

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