Generali, Caltagirone: "Ora una battaglia per l'indipendenza"

Il Leone deve essere una grande multinazionale con sovranità italiana, che abbia focus su Ue, Cina e India per Danni e Vita e sugli Usa per l'asset management

Economia
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"Finora bassa crescita per i vincoli di Mediobanca, l’azionista di maggioranza. Stop alle operazioni con parti correlate"

La battaglia di Trieste "è una guerra d'indipendenza delle Generali, poi verrà il Risorgimento", perchè l'obiettivo finale è "una grande multinazionale con sovranità italiana che protegga i risparmi del paese". La strategia? "Non può essere un gruppo planetario, occorre fare delle scelte e stabilire delle priorità. Le compagnie assicurative hanno tre gambe: danni, vita e risparmio. Per i primi due il focus dev'essere il mercato domestico, che per me è l'Europa, e l'Oriente, inteso come Cina e India. Per il risparmio gli Stati Uniti".

Così Francesco Gaetano Caltagirone, in un'intervista esclusiva al Sole 24 Ore, parla per la prima volta dei piani per il Leone a un mese dall'assemblea che dovrà decidere per il rinnovo del consiglio. Al di là degli esiti dell'assise, e cioè anche se all'assemblea del 29 aprile dovesse prevalere la lista presentata dal consiglio di amministrazione, sostenuta da Mediobanca, Caltagirone annuncia che continuerà nella battaglia. "Noi non ci poniamo come antagonisti, siamo un pezzo della società che vuole il bene della società. Abbiamo investito cifre rilevanti, crediamo nella compagnia e siamo interessati al suo futuro, vogliamo migliorare le Generali e continueremo a farlo. Non è una puntata sul rosso o il nero della roulette russa, ma la tappa di un percorso".

Secondo l'imprenditore, fino ad oggi "la visione che ha avuto Generali non è adeguata a quella di una grande impresa che può e deve raccogliere sfide di carattere mondiale. E proprio la mancanza di sfide ha portato a operazioni di piccolo cabotaggio che hanno generato utili ma non crescita". E la carenza di visione "è il risultato delle scelte del socio di maggioranza relativa", cioè Mediobanca, che a sua volta "non ha saputo superare i confini dell'Italia". Sul tavolo c'è anche il tema del potenziale conflitto d'interessi tra Mediobanca e Generali.

"Sono convinto che le operazioni con parti correlate debbano essere l'eccezione e non un'abitudine quotidiana", dice al proposito Caltagirone, sottolineando al contempo che "la prima cosa che faremo, se avremo successo in assemblea, sarà di modificare il regolamento in senso fortissimamente restrittivo, con l'obiettivo di dare al mercato la trasparenza che merita". Un passaggio anche sul prestito titoli con cui Mediobanca, in assemblea, potrà contare sul 4,42% del capitale in più.

"Controllare una società affittandone le azioni sarebbe un precedente di peso, trasformerebbe il mercato italiano in una piazza dove non serve investire ma basta prendere a prestito", fa notare Caltagirone, che si augura un intervento del regolatore prima dell'assemblea. Infine la scelta di Luciano Cirinà come candidato ceo: "E' uno dei dirigenti di maggior peso delle Generali, con una esperienza che non ha quasi nessuno. Negli anni ha portato risultati di gran lunga migliori a quelli del resto del gruppo. E' una scelta che è un messaggio a tutto il management della compagnia che è un management di enorme valore e che deve essere messo nelle condizioni di esprimere liberamente le proprie potenzialità". 

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